




“Conoscere i luoghi, vicino o lontani, non vale la pena, non è che teoria; saper dove meglio si spini la birra, è pratica vera, è geografia.”
(Johann Wolfgang Goethe)
Il Lussenburgo
Il piccolo Granducato di Lussemburgo, l’unico al mondo, si trova nel cuore dell’Europa; stretto tra Germania, Francia e Belgio, senza sbocchi sul mare, è però considerato il miglior Paese al mondo e non soltanto per una questione di ricchezza, ma anche per la qualità della vita. Dopo varie vicende di annessioni e divisioni territoriali, si è costituito in Granducato nel 1815, acquisendo la piena indipendenza nel 1867.
Nel nostro viaggio scopriremo meglio la Città di Lussemburgo, ovvero la capitale di questo piccolo Stato, ubicata nella parte meridionale del Paese, tra il fiume Pétrusse e il fiume Alzette e adagiata su un promontorio. La Città di Lussemburgo si trova su due livelli diversi: la città alta e la città bassa. Quella alta corrisponde alla città vecchia, costruita nel X secolo. Era un luogo strategico, infatti il Lussemburgo riuscì a difendersi da numerose invasioni. La chiamavamo la Gibilterra del Nord a causa della sua fortezza. La città bassa, invece, è la città nuova con tanti negozi, bar e così via.

Granducato (Grand-Duché de Luxembourg; Grousherzogdem Lezebuurg) dell’Europa occidentale.
Superficie: 2586 km2.
Popolazione: 385.000 ab.
Capitale: Lussemburgo.
Lingua: ufficiale, il lussemburghese (dialetto tedesco con elementi francesi e olandesi); usati il francese e il tedesco.
Religione: cattolica e protestante.
Unità monetaria: il franco lussemburghese.
Confini: a nord e a ovest il Belgio, a est la Germania, a sud la Francia.
Ordinamento: monarchia costituzionale.
GEOGRAFIA. Si distinguono a nord un altopiano (Eisling), propaggine delle Ardenne, coperto da boschi, a sud un bacino sedimentario (Gutland) con rilievi collinari.
Clima continentale. Il fiume principale è il Sauer (Sûre), affluente della Mosella. Agricoltura (cereali, patate, vite, coltivazione delle rose) e industria siderurgica.
LUSSEMBURGO: STORIA
STORIA. La contea di Lussemburgo, sorta nell’XI sec., fu elevata a ducato nel 1345. Annesso alla Borgogna nel 1441, passato poi agli Asburgo e quindi a Carlo V (1497), il Lussemburgo divenne dominio di Filippo II di Spagna (1555). Possedimento austriaco nel 1714, venne poi unito alla Francia durante l’età rivoluzionaria e napoleonica. Divenuto granducato dopo il Congresso di Vienna (1815), passò infine, nel 1890, ad Adolfo V, ultimo duca di Nassau, la cui dinastia è ancora oggi sul trono. Fu invaso dai Tedeschi nella prima e nella seconda guerra mondiale. Il Lussemburgo ha aderito al Patto Atlantico (1949), all’Unione europea occidentale ed è membro della Comunità Europea, del Benelux e dell’ONU.
Lussenburgo
Lussemburgo ha un centro storico grazioso e sorge sulla gola formata dai fiumi Alezette e Pétrusse. La passeggiata lungo i bastioni, chiamata Chemin de la Corniche, offre panorami magnifici sulla gola, sul quartiere del Grund e sulla città “bassa” in generale. Da non perdere anche le casematte del Bock e quelle di Pétrusse, una serie di tunnel sotterranei visitabili con una guida che si snodano sotto la città vecchia. Inoltre, nel centro storico incontrerete graziose chiese, piazzette e il famoso Palazzo Granducale.
I principali punti di riferimento sono, Gran Rue, una via pedonale ricca di negozi, boutique e café, e Place d’Armes, l’ampia piazza animata giorno e notte grazie alla presenza di ristoranti e pub nei quali giovani autoctoni e turisti si riversano e da cui partono i tour guidati a piedi.
Sulla piazza si affacciano alcuni monumenti di interesse, come il Palazzo Municipale e la colonna che celebra i poeti Dicks e Michel Lentz. Poco lontano da Place d’Armes troviamo Place Guillaume, la piazza storica di città, anch’essa carica di moltissime attrazioni da vedere, tra i quali il più importante è senza dubbio il City Hall.
Le due piazze principali di Città di Lussemburgo sono collegate tra loro da un breve percorso pedonale di circa 2 minuti, percorrendo Place d’Armes verso Rue Chimay/Dreikinneksgass.
Place de la Constitution e Gelle Fra
Place de la Constitution è famosa per due motivi: la balconata da cui si gode una splendida vista sul sottostante Grund e sul ponte Adolphe, e la dorata colonna di Gelle Fra che si erge al centro e commemora i cittadini di Lussmburgo morti durante la prima guerra mondiale
Ponte Adolphe
Uno dei simboli di Città del Lussemburgo. Alto 42 m e lungo oltre 150 m, offre splendide viste sia mentre lo si guarda che quando lo si percorre. Attraversa la Valle Pétrusse, collegando i quartieri di Gare e Ville Haute. Realizzato tra il 1900 e il 1903, all’epoca della sua costruzione, l’arcata in pietra di 85 m era la più grande del mondo. Dal 2018 il Ponte Adolphe è ufficialmente diventato un ponte a due piani. Ora ospita auto, autobus e presto anche i tram sul suo piano superiore, e una pista ciclabile/pedonale sospesa, costruita alcuni metri sotto il livello della strada. Una soluzione pratica ed ingegnosa, ma anche bella da vedere.

Cattedrale di Notre Dame
Sicuramente meno “famosa” della sua omonima a Parigi, in realtà la Cattedrale di Notre Dame poco o niente ha da invidiare alla sua “collega”. Caratterizzata dalle tipiche guglie slanciate e sottili (“firma” inconfondibile dello stile gotico), la piccola cattedrale fu costruita nel 1600 dai Gesuiti.
Al suo interno vi sono due importanti opere scultoree: “Le prisonnier politique” in bronzo di Lucien Wercollier, e la statua della patrona nazionale, la Vergine Consolatrice degli Afflitti. All’interno è inoltre consentito l’accesso alla cripta dedicata a San Pietro, ove giacciono le salme dei Granduchi di Lussemburgo. Ma ciò che catturerà subito lo sguardo una volta entrati sono le vetrate colorate.
Chemin de la Corniche
Ribattezzato “balcone d’Europa“, il Chemin de la Corniche è un sentiero panoramico che dista pochi minuti a piedi dalla capitale, attraversando il quale è possibile vedere il sottostante quartiere del Grund e le vallate che circondano Città del Lussemburgo. Situato in cima ad un promontorio affacciato sulle valli del Pétrusse e dell’Alzette, si tratta del punto più panoramico della città.
Il percorso pedonale segue l’andamento degli antichi bastioniaffacciati sul fiume Alzette. Nel ‘600, in questo punto vi era una fortezza fatta costruire da francesi e spagnoli; l’opera venne quindi poi trasformata in un sentiero pianeggiante divenendo così il belvedere su cui possiamo passeggiare oggi.
Palais Grand-Ducal
Uno dei fiori all’occhiello della Nazione, nonché rappresentazione architettonica del prestigio dei Granduchi che, per la propria residenza, hanno scelto di fare le cose in grande stile. Definita da alcuni turisti la “piccola Buckingham Palace“, Palais Grand-Ducal è un ricercato mix di stili al suo interno, con una cura nei particolari fortemente voluta dai suoi “inquilini”.
Inserito nel centro storico in una stretta stradina, la facciata si presenta color miele e con una struttura simmetrica. L’edificio è fiancheggiato da torri e torrette sormontate da guglie appuntite e sulla facciata spiccano numerose finestre e balconi decorati. La sua edificazione risale al 1572, e per circa due secoli venne utilizzato come Municipio. Di notevole rilievo: la Sala dei Nobili, la più antica, usata per le udienze, e la Camera dei Deputati. La Sala delle Guardie ospita una collezione di armi.
Il Belgio
Pur essendo un Paese molto piccolo, il Belgio saprà conquistare anche i viaggiatori più esigenti. Oltre a vantare alcune delle città medievali più belle d’Europa e una costa con località stile Belle Epoque, il Paese è un vero e proprio scrigno del gusto. Imperdibili la capitale Bruxelles, città ricca di fascino e al tempo stesso di eccentricità, le romantiche Gand e Bruges, quest’ultima famosa per essere chiamata la Venezia del Nord. Se amate la natura visitate le Ardenne, uno dei paesaggi di montagna più belli del continente, e le Fiandre con i suoi colori caleidoscopici. Il Belgio è famoso per le sue birre: con oltre 125 birrifici e 650 tipi di birra diversi non resterete delusi. Assaggiate questi ottimi prodotti, in particolare le birre trappiste e d’abbazia, magari accompagnandoli con le fries, le patatine fritte, o i waffle. Che dire poi del cioccolato belga? Una vera delizia per il palato. Osservate mastri cioccolatieri dare vita a delle prelibatezze e gustate le praline, i budini e il tartufo bianco. Infine, il Belgio è una destinazione ideale per gli amanti dei mercatini di Natale. Tutti i centri medievali, grandi e piccoli, nel mese di dicembre risplendono delle decorazioni natalizie e sono disseminate di stand ricchissimi.
BELGIO
Storia
Giulio Cesare, che si trovò più volte impegnato in guerre contro i belgi, nei suoi scritti disse che essi, di tutti i popoli della Gallia, furono certamente i più forti.
A quel tempo i belgi si trovavano nella parte nord-orientale della Gallia, detta Gallia Belgica ed occupavano un territorio molto più sviluppato di quello attuale. Non si hanno notizie precedenti, quindi la storia della loro popolazione si fa risalire all’inizio del I secolo avanti Cristo; essi erano di origine germanica e si erano stabiliti sul territorio fin dalla più remota antichità. Nel 57 a.C. le legioni di Giulio Cesare occuparono la zona. Poi i romani vi rimasero per ben 4 secoli. Era inevitabile che una così lunga dominazione lasciasse indelebili tracce, ed infatti i belgi andarono via via sempre più romanizzandosi, fino ad usare tutti i modi di vita dei romani.
Ma dal III secolo dopo Cristo iniziarono le invasioni barbariche ed i romani, che non furono in grado di contrastarle, si ritirarono e lasciarono i belgi sotto la loro dominazione.
I popoli barbari che più di tutti occuparono la terra dei belgi furono i Franchi che vi si stabilirono fin dal V secolo.
Nel IX secolo, ai tempi di Carlo Magno, il Belgio, esteso come quello attuale, fu di grande importanza per l’Impero Carolingio, data la sua centrale posizione geografica.
La dominazione carolingia del Belgio portò notevoli miglioramenti nel paese furono fondate molte scuole, aperte biblioteche e sviluppata l’agricoltura.
Alla morte di Carlo Magno l’impero si divise in feudi governati dai più potenti signori che furono dei veri e propri sovrani. Ma oltre ai feudi si formarono anche due Principati: la Fiandra e la Lotaringia. Quest’ultima per alcuni anni dipese dall’imperatore di Germania, ma verso il XII secolo si rese indipendente. I principi di Fiandra, invece, ingrandirono il paese, conquistando l’Artois, allora regione della Francia.
E sempre a partire dal XII secolo iniziarono i contrasti sia nei feudi che nei principati, in quanto le popolazioni si ribellarono all’autorità dei loro signori. Ed in molte città belghe i cittadini riuscirono a cacciare i feudatari e fondarono delle organizzazioni che si chiamarono “Comuni”.
I Comuni della Fiandra non conobbero buona sorte poiché la Francia, nel 1214, riuscì a sottomettere l’intero principato. E ciò durò fino al 1302 quando i cittadini del principato si ribellarono ai francesi, ne sconfissero l’esercito nella battaglia di Courtrai e riacquistarono la libertà.
Nel 1369 Filippo l’Ardito, sposando la figlia del conte di Fiandra, divenne signore di questo principato. Egli era Duca di Borgogna e fratello del re di Francia Carlo V. In pochi anni Filippo l’Ardito ampliò i suoi possedimenti. Alla sua morte, avvenuta nel 1404, il Ducato di Borgogna comprendeva i cosidetti Paesi Bassi, cioè Olanda e Belgio insieme. Questi, all’inizio del XVI secolo, toccarono in eredità a Carlo V d’Asburgo, il futuro re di Spagna. Così i belgi si trovarono sotto il dominio degli spagnoli.
Intanto, però, nei Paesi Bassi si andò diffondendo il Protestantesimo. Il re di Spagna fece pubblicare molti editti per il divieto di culto di questa nuova religione. Tutto fu inutile per le popolazioni settentrionali dei Paesi Bassi, cioè per gli olandesi, che invece vi aderirono in massa. L’Olanda quindi si rese indipendente. I belgi, invece, rimasero cattolici e sotto il dominio spagnolo.
Alla morte di Carlo II, re di Spagna, successe al trono Filippo di Borbone, nipote del re di Francia; era l’anno 1700. Ma la Casa Reale austriaca vantò dei diritti per la successione al trono di Spagna. Ne derivò una guerra in seguito alla quale la Francia dovette cedere il Belgio all’Austria.
I belgi si ribellarono molte volte per liberarsi dal dominio austriaco ma furono sempre sottomessi. E dopo gli austriaci arrivarono i francesi durante il periodo dell’Impero Napoleonico.
Con la caduta di Napoleone, il Congresso di Vienna del 1815 costituì il Regno dei Paesi Bassi, unendo insieme il Belgio e l’Olanda.
E questo rappresentò un duro colpo per i belgi che anelavano da tempo ad essere liberi. Perciò non si arresero, si riunirono in società segrete e dopo 15 anni dal Congresso erano pronti a combattere.
Nell’agosto del 1830 tutto il popolo del Belgio insorse; la lotta durò 4 giorni, le truppe olandesi furono sconfitte ed il Belgio fu indipendente. Il nuovo re belga fu Leopoldo, principe della casa di Sassonia-Coburgo. Era l’anno 1831. Alla sua morte successe il figlio Leopoldo II; egli fu abile politico e diplomatico e nel 1885 arricchì il suo paese conquistando il Congo che fu appunto una colonia del Belgio.
Allo scoppio della prima guerra mondiale era re del Belgio Alberto I. Era l’anno 1914 quando egli dichiarò la neutralità del suo paese, ma inutilmente perché la Germania invase il territorio.
Allora il sovrano fu costretto a combattere e riottenne la libertà alla fine della guerra nel 1918 con la sconfitta della Germania.
Nel 1939 con lo scoppio della seconda guerra mondiale la storia si ripetè ma dopo due settimane di lotta, Leopoldo III, allora sovrano del Belgio, decideva di porre fine alla resistenza.
Questa decisione non fu minimamente condivisa dal popolo tanto che alla fine della guerra, con una nuova sconfitta della Germania, il popolo stesso non volle che Leopoldo III tornasse a regnare; egli fu costretto quindi a passare i poteri al figlio Baldovino, il primo agosto 1950, quando egli era ancora minorenne. E Baldovino l’anno dopo, ormai maggiorenne, divenne re del Belgio.
Era il 17 luglio 1951. Ma la popolazione non fu ancora soddisfatta. Poiché Leopoldo era rimasto a vivere nella residenza reale, si pensò che influenzasse la politica del figlio.
Il governo era retto a quell’epoca dai cristiano-sociali, ma nel 1954 le elezioni assegnarono la vittoria ai socialisti-liberali ed il loro capo fu A. van Ackers. Nel 1958, ed oltre, ci fu una continua alternanza al governo fra questi due partiti.
Il 1959 fu un anno piuttosto movimentato. Nella primavera l’ex re Leopoldo fu costretto a lasciare la residenza reale sotto l’accusa di avere pure organizzato il matrimonio del principe ereditario, Alberto di Liegi, con l’italiana Paola Ruffo di Calabria, in Vaticano anziché a Bruxelles, in mezzo al suo popolo.
Poi iniziarono le manifestazioni in Congo, che voleva l’indipendenza. Grandi furono i contrasti fra le autorità belghe e quelle congolesi sulle modalità per addivenire al regime di autonomia. E le polemiche non si placarono nemmeno nel dicembre di quell’anno con la visita sul posto di re Baldovino.
In politica estera il Belgio aderì a tutte le organizzazioni politiche ed economiche del blocco occidentale.
Per il Congo si applicò un programma di accelerazione dei tempi per l’indipendenza che, infatti, fu proclamata il 30 giugno 1960. Entro il 1962 anche il Ruanda e l’Urundi si distaccarono dal Belgio e proclamarono le loro Repubbliche indipendenti.
Nel dicembre del 1960 re Baldovino sposò la spagnola Fabiola de Mora y Aragon; poco dopo fu costretto ad interrompere il suo viaggio di nozze ed a rientrare in patria per comporre una vertenza interna al paese, sorta tra il capo del governo cristiano-sociale-liberale Gaston Eyskens e l’opposizione. Il governo si dimise e lo sostituì un gabinetto di coalizione fra cristiano-sociali e socialisti, presieduto da Theo Lefevre. Ma il problema principale sorse con i contrasti tra i Fiamminghi ed i Valloni, totalmente diversi per etnia e lingua, e prevalentemente presenti, questi ultimi, nella capitale Bruxelles, bilingue, ma con maggioranza francofona, posta in territorio fiammingo.
Dopo le elezioni del 1966 i cristiano-sociali formarono il nuovo governo alleandosi con i liberali, ma nel febbraio 1968 le diverse etnìe arrivarono alla rottura delle intese per cui il governo dovette dimettersi. E la crisi profonda creata dalle due etnìe caratterizzò tutto il corso degli anni settanta.
Dopo le elezioni anticipate dell’aprile 1977 si formò un nuovo governo con ampia coalizione di cristiano-sociali, socialisti, fiamminghi e valloni. Il capo del governo, Tindemans, propose lo sviluppo di un programma economico che si occupasse del rilancio dell’occupazione, della produzione, della riforma dello stato in senso federale con la concessione di una ampia autonomia amministrativa, economica e sociale alle due etnìe dei fiamminghi ed i valloni. Non riuscendo però ad ottenere consensi, Tindemans nell’ottobre 1978 si dimise, sostituito dal collega di partito P. van den Boeynants.
Nell’aprile del 1979 ancora un altro governo di coalizione fu guidato dal leader dei cristiano-sociali fiamminghi W. Martens. Nell’agosto del 1980 fu approvato uno Statuto speciale per la Fiandra e la Vallonia; rimase tuttavia insoluta la situazione di Bruxelles. Negli anni ottanta, oltre alle alternanze dei vari governi, si registrarono molti atti di terrorismo di cui furono accusate le Cellule Comuniste Combattenti.
Continuando poi le dispute vecchie di anni, Martens si dimise ed al governo giunsero i socialisti. Fra il 1988 ed il 1989 furono approvate le prime due fasi della riforma federale e si cominciò ad applicare un primo decentramento delle risorse finanziarie dalle autorità centrali a quelle regionali.
Il 4 aprile 1990 una grave crisi costituzionale privò il re Baldovino delle sue funzioni di sovrano, in quanto rifiutò di apporre la sua approvazione sulla legge che prevedeva l’interruzione volontaria della gravidanza, a causa delle sue convinzioni religiose. E per quel solo giorno le sue funzioni furono svolte dal Parlamento.
Nel 1991 i nazionalisti appartenenti alla Volksunie si ritirarono dal governo di coalizione e Martens fu costretto a dimettersi. Nello stesso anno ci furono le elezioni anticipate che videro arrivare al quarto posto il Partito degli Ecologisti mentre tutti gli altri avevano perso molti consensi. Ciò perché i vari rappresentanti di quei partiti, coinvolti in alcuni scandali, non ebbero più la fiducia dei votanti.
Il nuovo governo di coalizione fu presieduto dal cristiano-sociale J. L. Dehaene. Egli completò la riforma costituzionale già avviata da Martens e nel 1993 il Belgio divenne uno stato federale. Nello stesso anno morì re Baldovino e gli successe il fratello Alberto di Liegi.
Fra contrasti di vario genere nel 1994 scoppiarono anche diversi scandali in cui risultarono coinvolti tre ministri socialisti che dovettero dimettersi. Essi erano accusati di aver riscosso delle tangenti da parte dell’azienda italiana Agusta, che intendeva così assicurarsi alcune commesse da parte del governo belga.
Le elezioni europee del 1994 misero in evidenza la grande crescita dei partiti di destra. La comunità fiamminga propose pure di trasformare lo stato federale in uno stato confederale.
Con le elezioni politiche del 1995 il centro-sinistra recuperò una buona parte dell’elettorato; si potè così formare il governo e Dehaee fu nominato Primo Ministro.
Il nuovo governo, in vista dell’ingresso nell’Unione Monetaria Europea, si preoccupò di applicare tagli alla spesa pubblica ed iniziò col campo dei trasporti ferroviari e della scuola. Ciò provocò una ondata di scioperi tale che il governo dovette addivenire ad un accordo con i sindacati nell’aprile del 1996 per contenere l’alto tasso di disoccupazione. Nello stesso anno un grave scandalo colpì il Belgio allorchè si scoprì una banda operante nella pedofilìa e negli omicidi, protetta ed anzi sostenuta da elementi appartenenti alle forze di polizia, all’ordine giudiziario ed alla stessa politica. L’intera classe dirigente fu posta sotto accusa. L’immagine del Belgio ne fu ampiamente offuscata. Non bastò. Nel 1997 alcuni stabilimenti industriali furono chiusi e con l’aumento della disoccupazione si ebbero manifestazioni e scioperi a catena. Inoltre, come membro della NATO, il Belgio dovette intervenire nella guerra contro la Jugoslavia, iniziata nel marzo 1999 e finita a giugno.
Notre Dame D’Orval
L’abbazia di Notre Dame d’Orval è un monastero cistercense fondato nel 1132 nella regione storica della Gaume, in Belgio, ed è situata a Villers-devant-Orval, nella attuale provincia vallone del Lussemburgo. L’abbazia è rinomata per la sua storia e per la vita spirituale dei monaci ma anche per la locale produzione di un formaggio tipico e della birra trappista Orval, nell’annesso birrificio.

Il luogo è stato occupato fin dal periodo merovingio ma ci sono tracce di una preesistente cappella del X secolo. Nel 1070, un gruppo di monaci Benedettini provenienti dalla Calabria si stabilì qui, su invito di Arnould conte di Chiny, e iniziarono la costruzione di una chiesa e di un monastero; dopo circa quarant’anni però, probabilmente a causa della morte del conte Arnould, si recarono altrove. Furono rimpiazzati da una comunità di Canonici, che completarono i lavori: la chiesa fu consacrata il 30 settembre 1124.
Nel 1132 arrivò un gruppo di monaci cistercensi dell’abbazia di Troisfontaines nella Champagne e i due gruppi diedero vita ad una singola comunità di ordine cistercense, sotto la guida del primo abate, Constantin. Attorno al 1252, il monastero fu distrutto da un incendio; la ricostruzione richiese circa cent’anni.
Tra il XV e il XVI secolo, le varie guerre tra Francia e le regioni circostanti (Borgogna e Spagna) ebbero un forte impatto su Orval. Fu dapprima edificata una fonderia all’interno dell’abbazia; poi, nel 1637, durante la guerra dei trent’anni, il monastero fu saccheggiato e bruciato dai mercenari francesi.
Nel corso del XVII secolo, l’abbazia aderì alla branca dei Trappisti dell’Ordine Cistercense, ma si riconvertì nuovamente alla Regola di San Benedetto attorno al 1785. Nel 1793, durante la rivoluzione francese, l’abbazia, rea di aver ospitato le truppe austriache, fu completamente data alle fiamme dall’esercito francese e l’intera comunità fu dispersa.
Il giardino delle erbe medicamentose.
Nel 1887, la terra e le rovine dell’abbazia furono acquisite dalla famiglia Harenne, che le donò nuovamente all’Ordine Cistercense nel 1926, in modo che la vita monastica potesse riprendere in quel luogo sacro. Tra quell’anno e il 1948, sotto la direzione del monaco Trappista Marie-Albert van der Cruyssen, fu costruito il nuovo monastero e nel 1935 Orval riacquisì il riconoscimento di abbazia. La nuova chiesa fu consacrata l’8 settembre 1948.

Le rovine degli edifici medievali sono ancora oggi visitabili.
La Leggenda di Matilde
Questa la storia, ma c’è una leggenda che vuole che il nome “Orval” sia stato attribuito all’area nientemeno che da Matilde di Canossa.
Nel 1076 Matilde, da poco vedova di Goffredo il Gobbo, si trovava in questa zona per prendere parte ad una battuta di caccia, nelle vicinanze dei territori che governava in Lorena. Mentre era intenta a riposarsi presso una sorgente, la fede nuziale le cadde in acqua. Matilde, disperata per la perdita dell’anello che la legava al defunto marito, pregò con tutto il cuore presso il vicino oratorio di poterlo ritrovare.
E, quando ritornò alla fonte, trovò ad accoglierla una trota che teneva in bocca proprio il suo anello.
Matilde, felicissima per il ritrovamento, a quel punto esclamò: “Questa è proprio una valle d’oro!”
Valle d’oro, val d’or…Orval!

Il simbolo dell’abbazia mostra la trota con l’anello in bocca, e quel fiume ancora oggi fornisce acqua al monastero e al birrificio annesso. Una versione della leggenda è riportata nel “Il libro dell’amore” di Kathleen McGowan, autrice della trilogia della Maddalena; in questo secondo libro si parla in modo del tutto nuovo della contessa Matilde, e anche la perdita dell’anello prende un altro significato.
Abbazia e rovine cistercensi La chiesa che rappresenta il nucleo originario del monastero fu costruita nel 1132, mentre l’abbazia che vediamo oggi risale al 1926 ed è stata costruita sulle fondamenta del monastero distrutto durante la Rivoluzione Francese. Della chiesa originaria rimane ben poco ma le rovine, immerse nel verde, rappresentano un eccezionale soggetto fotografico.
Particolarmente suggestivo è anche il Museo Monastico di Orval, ospitato all’interno delle cantine in stile neoclassico dell’attuale abbazia: furono costruite nel XVIII secolo su progetto dell’architetto Laurent-Benoît Dewez ed in seguito servirono come base per la costruzione dell’edificio che oggi ammiriamo.
Il museo è diviso in tre sezioni: storia dell’abbazia di Orval, con plastici, illustrazioni, foto e altri documenti storici arte della siderurgia: una collezione di oggetti e utensili da cucina in ferro, comprese splendide piastre da camino prodotte nella forgia locale, più alcuni campioni di minerali arte sacra: una collezione di opere art deco realizzate intorno al 1926, anno di apertura del nuovo monastero, e alcune opere più antiche. Visitando questa sezione potrete conoscere alcuni personaggi storici che ricoprirono un ruolo chiave nella storia del monastero, come il frate Abraham Gilson, il frate Antoine Perrin e l’abate Dom Marie Albert Van der Cruyssen.
Il Museo Farmaceutico dell’abbazia di Orval è una fedele ricostruzione di un laboratorio monastico di farmacia del XVIII secolo. Potrete ammirare alambicchi, mortai, bilance e altri strumenti usati nell’antica farmacologia e una collezione di vasi in ceramica per la conservazione di erbe e i medicamenti, ma la parte più interessante della visita sarà senza dubbio la passeggiata nel profumatissimo giardino delle piante officinali.
L’Ordine cistercense (in latino Ordo cisterciensis, sigla O.Cist.) è un ordine monastico di diritto pontificio. Ebbe origine dall’abbazia di Cîteaux (in latino Cistercium), in Borgogna, fondata da Roberto di Molesme nel 1098. Sorse all’interno della congregazione cluniacense, dal desiderio di maggiore austerità di alcuni monaci e da quello di ritornare alla stretta osservanza della regola di san Benedetto e al lavoro manuale. L’ordine è organizzato in monasteri autonomi riuniti in congregazioni monastiche, ciascuna delle quali dotata di costituzioni proprie, ed è retto da un abate generale residente a Roma.
L’esatta ricostruzione delle vicende storiche che hanno portato alla nascita dell’ordine cistercense è alquanto difficoltosa, sia per la scarsità e l’incerta datazione dei documenti che per il fatto che la sua origine non è tanto ricollegabile all’intuizione di un singolo fondatore, ma alla ricerca progressiva condotta da un gruppo di monaci di una nuova forma di vita religiosa.
L’abbazia madre di Cîteaux venne fondata da Roberto, esponente di una nobile famiglia della Champagne e già priore di numerosi monasteri benedettini dopo un’esperienza eremitica condotta nella foresta di Collan, nel 1075 fondò un monastero benedettino riformato a Molesme, in Borgogna, e ne venne eletto abate. Poiché, nonostante le sue intenzioni, il monastero divenne una ricca abbazia, con alle dipendenze una trentina di priorati, Roberto, deciso a mettere in pratica una stretta osservanza della regola di san Benedetto, raccolse ventuno membri della comunità e il 21 marzo 1098, con l’approvazione del legato pontificio Ugo di Romans e sotto la protezione del duca Oddone I di Borgogna, diede inizio a una nuova comunità monastica a Cîteaux (in latino Cistercium), nei pressi di Digione, dove il visconte Rainaldo di Beaune gli aveva donato una chiesa e dei terreni.
Per sottolineare la loro intenzione di condurre un più austero stile di vita nel novum monasterium, i monaci della comunità rinnovarono i loro voti nelle mani di Roberto. Nell’estate del 1099 papa Urbano II ordinò a Roberto di tornare nell’abbazia di Molesme e i monaci di Cîteaux elessero come suo successore Alberico, il quale riuscì a ottenere da papa Pasquale II l’approvazione per il suo monastero e, con il Privilegium romanum del 19 ottobre 1100, la sua libertà da intromissioni di autorità ecclesiastiche o secolari. Ad Alberico succedette l’inglese Stefano Harding, che dopo essersi formato presso l’abbazia di Sherborne e poi a Parigi e a Roma e dopo aver conosciuto la vita monastica così come condotta a Cluny, Camaldoli e Vallombrosa, era entrato tra i monaci di Molesme e aveva poi aderito al gruppo riformato di Cîteaux. Sotto il suo governo, la vita religiosa fiorì e la situazione economica dell’abbazia migliorò significativamente.
Nella primavera del 1112 entrò nella comunità il nobile Bernardo di Fontaines, che portò con sé trenta suoi compagni. Il crescente afflusso di persone desiderose di far parte della comunità rese necessaria la fondazione di monasteri filiali: il primo sorse a La Ferté nel 1113, nel 1114 ne venne fondato uno a Pontigny, poi uno a Morimond e nel 1115 dodici monaci guidati da Bernardo diedero vita al monastero di Clairvaux (o Chiaravalle), del quale Bernardo fu il primo abate. Le quattro abbazie così fondate sono chiamate abbazie primigenie.
Pur avendo ricoperto solo la carica di abate del monastero di Clairvaux, Bernardo diede il contributo fondamentale alla diffusione dell’ordine in tutta Europa e al consolidamento del suo assetto organizzativo. Monasteri affiliati a Cîteaux sorsero presto anche al di fuori dei confini francesi (nel 1120 a Tiglieto, in Liguria, nel 1123 a Kamp, in Renania, nel 1124 a Lucedio, in Piemonte), ma il massimo sviluppo dell’ordine si ebbe tra il 1124 e il 1151 (i monasteri dipendenti da Cîteaux divennero 160, diffusi anche in Spagna, Svezia, Svizzera e isole britanniche).
Due papi provennero dall’Ordine cistercense: Eugenio III[11] e Benedetto XII.[12]
Lo sviluppo dell’ordine
L’ordine ebbe un ruolo primario nelle crociate, alle quali presero parte anche monaci e abati con compiti diplomatici e di assistenza spirituale: la predicazione della seconda crociata venne affidata dal cistercense papa Eugenio III a Bernardo di Chiaravalle, che la sostenne eloquentemente a Vézelay e a Spira; l’uccisione del vescovo cistercense Pietro di Castelnau, legato papale mandato da papa Innocenzo III a predicare contro i catari, segnò l’inizio della crociata albigese.
Importante fu anche il ruolo dei cistercensi nell’organizzazione degli ordini cavallereschi: Bernardo contribuì alla redazione della regola dei Templari e nel 1135 dedicò loro il trattato De laudibus novae militiae.
Le fonti antiche descrivono Cîteaux come un locum horroris et vastae solitudinis (luogo di orrore e grande solitudine) e, sul modello della primitiva abbazia, tutte le nuove fondazioni cistercensi dovevano programmaticamente insediarsi in luoghi isolati. Anche per questo il loro nome è stato sempre associato al progresso nella bonifica e nel dissodamento di territori inospitali e incolti. Secondo la storiografia più recente, invece, l’accento posto nei primi documenti sul presunto isolamento di Cîteaux fu soprattutto un artificio retorico escogitato dall’ordine in fase di consolidamento, ma anche un’operazione ideologica volta a creare una tradizione che desse lustro al Novum monasterium.
Per la fondazione di nuovi monasteri, quindi, non si sceglievano sempre luoghi deserti e incolti: le nuove abbazie venivano generalmente fondate in luoghi ricchi d’acqua e in bella posizione (i nomi dati a essi, come Beaulieu, Vauluisant, Clairvaux o Aiguevives, riflettevano tali caratteristiche). Erano i cistercensi a dare a questi luoghi un carattere di solitudine, acquistando i terreni circostanti e i diritti a essi legati.
Pur emettendo voto di povertà, i cistercensi non misero mai in discussione il possesso di terre o denaro (in capo all’abbazia quale soggetto di diritto pontificio e non alla disponibilità dei singoli): anzi, nel capitolo generale del 1134 si permise espressamente la possibilità di acquistare terre, vigne, pascoli, boschi e corsi d’acqua. Solo grazie a questi beni i monaci sarebbero stati in grado di provvedere a sé stessi con il loro lavoro, come prescritto dalla regola di san Benedetto, e si sarebbero garantiti la libertà necessaria per realizzare la forma di vita monastica.
Poiché l’adempimento degli uffici corali, l’opus Dei e la lectio divina impegnavano notevolmente i monaci e non consentivano ai monaci di dedicarsi ai lavori agricoli, presto (almeno dal 1119) i cistercensi accolsero l’istituto dei conversi: i conversi erano religiosi laici provenienti generalmente dagli strati più bassi della popolazione, partecipavano dei beni spirituali e temporali dell’ordine, si legavano al monastero mediante voti ed erano destinati unicamente al lavoro manuale; essi però non potevano ascendere allo status di monaci (come avveniva, invece, presso i cluniacensi) ed era loro rigorosamente interdetta qualsiasi attività monastica, come lo studio e la lettura dei libri. Ai conversi erano destinati spazi separati sia all’interno del monastero che nella chiesa abbaziale.
L’impiego di questa forza lavoro non retribuita consentì all’ordine di organizzare un proprio sistema economico basato sulle grange, delle aziende agricole dipendenti dai monasteri che avevano il compito di sfruttare, valorizzandoli, i terreni loro affidati: questo sistema si rivelò estremamente efficiente e fece dei cistercensi dei pionieri nelle tecniche di bonifica, coltivazione e allevamento (specialmente degli ovini).
La produzione delle grange eccedeva abbondantemente il fabbisogno dei monasteri: i prodotti in eccesso venivano messi sul mercato e, poiché lo stile delle loro abbazie era ispirata a principi di grande sobrietà, la ricchezza prodotta veniva reinvestita nelle attività agricole. Questa continua espansione economica condusse a rendere insufficiente la forza dei conversi e costrinse i cistercensi ad assumere anche lavoratori salariati.
La divisione dell’ordine e le sue riforme
La forza propulsiva dei cistercensi iniziò a esaurirsi nel XIII secolo, parallelamente alla grande diffusione degli ordini mendicanti.
La divisione dell’ordine in congregazioni (che, diversamente dai vicariati, erano riconosciute dalla Santa Sede), che pure mantenevano un certo legame con l’abbazia madre di Cîteaux e il capitolo generale, significò la fine per l’unità dell’ordine.
Dal 1664 Armand Jean Le Bouthillier de Rancé, abate del monastero cistercense di Notre-Dame de la Trappe, assieme ad alcuni monaci di Perseigne, cercò di riportare la sua abbazia alla forma di vita originaria di Cîteaux, interpretando la Charta caritatis in senso fortemente rigoristico e imponendo ai suoi monaci una vita di stretta clausura e di penitenza, fatta di digiuni e rigoroso silenzio. La riforma di La Trappe venne approvata con breve del 2 agosto 1677 e si estese rapidamente ad altri monasteri cistercensi, dando origine ad alcune congregazioni dette della stretta osservanza: nel 1892 queste congregazioni vennero fuse e costituite in ordine autonomo.
La decadenza e la rinascita
La guerra dei cent’anni, le guerre hussite e la Riforma protestante causarono gravi perdite all’ordine e portarono alla scomparsa dei cistercensi da vaste regioni d’Europa centrale e settentrionale. Nel 1790, con la Rivoluzione, tutti i monasteri cistercensi di Francia vennero soppressi e con l’epoca napoleonica le secolarizzazioni si estesero ad altri paesi europei. Nel corso del XIX secolo governi liberali ordinarono la dissoluzione dei monasteri in Portogallo (1834), Spagna (1835) e Svizzera (1848).
Abbazia La Trappe
Nel corso dei secoli successivi, il desiderio di una maggiore sobrietà determinò alcune riforme. Nel diciassettesimo secolo, ciò diede luogo alla fondazione dell’Ordine cistercense della Stretta Osservanza. Tale evento si verificò nell’abbazia francese La Trappe, in Normandia, ed è per questo che quei monaci assunsero il nome di trappisti.
I trappisti sono monaci e monache che mettono la propria vita al servizio della preghiera e del lavoro, nell’ambito di una vita comunitaria. Al contempo, sono parte integrante della moderna economia di mercato: producono e vendono prodotti alimentari e altri articoli. Questo ruolo viene svolto nella maniera a loro più consona: etica e trasparente, con una particolare attenzione per la dignità umana e per l’ambiente. La preparazione e il commercio rimangono sotto il diretto controllo dei trappisti che, ancora in gran numero, vi prendono parte.
Soprattutto per la vendita
Una piccola percentuale di quanto prodotto in abbazia dai monaci e dalle monache è destinato all’uso personale. La maggior parte della produzione è invece destinata alla vendita. Con il ricavato, i trappisti e le trappiste soddisfano il fabbisogno della comunità monastica. Con l’eccedenza si effettuano donazioni. Vengono sostenuti progetti di sviluppo sia sul territorio nazionale che all’estero, o proposti aiuti alle persone in stato di necessità.
Abbazie
L’Associazione Internazionale Trappista riunisce venti abbazie trappiste in Europa e anche al di fuori del continente. Tutte le abbazie affiliate all’AIT producono oggetti e prodotti alimentari, confezionati all’interno delle mura del monastero o nelle immediate vicinanze, e sempre con il diretto controllo dei trappisti e delle trappiste che, spesso, intervengono persino nella loro preparazione.
Abbazia di Notre-Dame de Koningshoeven (Tilburg, Paesi Bassi)
Abbazia di Notre-Dame du Sacré-Cœur (Westmalle, Belgio)
Abbazia di Scourmont (Chimay, Belgio)
Abbazia d’Orval (Orval, Belgio)
Abbazia di Notre-Dame de Saint-Remy (Rochefort, Belgio)
Abbazia di Notre-Dame de Brialmont (Tilff, Belgio)
Abbazia di Notre-Dame-du-Refuge (Zundert, Paesi Bassi)
Abbazia di Engelszell (Engelhartzell, Austria)
Abbazia del Mont des Cats (Godewaersvelde, Francia)
Abbazia delle Tre Fontane (Roma, Italia)
Monastero di San Pedro de Cardeña (Burgos, Spagna)
Abbazia di Mount Saint Bernard (Leicestershire, Regno Unito)
Abbazia di Nostra Signora della Moldava, Repubblica Ceca
Birre Trappiste
Il prodotto trappista più noto è la birra Trappist®. Dell’Associazione Internazionale Trappista fanno parte dodici abbazie che vendono la loro birra. I birrifici sono tutti dotati di impianti di alta qualità che, in questo modo, contribuiscono alla grande qualità della birra Trappist®.
- La Trappe – La Trappe Trappist® dell’abbazia di Notre-Dame de Koningshoeven.
- Chimay – Bières de Chimay dell’abbazia di Scourmont.
- Rochefort – Rochefort Trappist® birra a fermentazione alta prodotta dall’abbazia di Notre-Dame de Saint-Remy a Rochefort.
- Westmalle – Westmalle Tripel, Dubbel ed Extra Trappist®
- Westvleteren – Trappist® Westvleteren, disponibile nelle varianti «Blond», «8» e «12».
- Zundert – Zundert Trappist®, prodotta nel birrificio dell’abbazia di Notre-Dame-du-Refuge.
- Stift Engelszell – Birra Trappist® dell’abbazia di Engelszell.
- Mont des Cats – Mont des Cats-Trappist® dell’abbazia omonima nelle Fiandre francesi.
- Cardeña – Cerveza Cardeña Trappist®, a birra Trappist® spagnola, dell’abbazia di San Pedro de Cardeña.
- Mount St. Bernard – Birra Trappist® dell’abbazia del Mount Saint-Bernard.
- Orval – Orval®-Trappist, prodotta dall’abbazia d’Orval.
- Tre Fontane – 3 birre trappiste ® dell’Abbazia di Tre Fontane
La birra e il birrificio Orval
Il birrificio nella storia di Orval
Nel corso della lunga storia di Orval, probabilmente c’è sempre stato un birrificio nel monastero. Diversi fatti corroborano questa idea: riferimenti topografici su vecchi disegni; una dettagliata descrizione della produzione lasciata da un visitatore francescano trecento anni fa; una zona chiamata “campo di luppolo” molto vicina al monastero. In queste zone poco vocate alla viticoltura era consuetudine produrre birra. La birra era prima di tutto considerata per le sue proprietà nutritive: veniva chiamata “pane liquido”.
Nel 1529 l’imperatore Carlo Quinto concesse ai monaci l’autorizzazione a fondare una fonderia che fornisse le entrate necessarie per la riparazione dei danni di guerra. Da quella data, Orval ha sempre conosciuto un’attività economica più importante di quella strettamente necessaria all’economia di base della Comunità.
Quando Orval iniziò a risorgere dalle sue rovine dopo più di 130 anni, l’enorme lavoro di ricostruzione del monastero richiese notevoli mezzi finanziari; nasce un birrificio che assume il ruolo dell’ex fonderia.
Nel 1931 il Birrificio non si costituì, quindi, come ulteriore attività economica dei monaci che già producevano pane e formaggio; fin dall’inizio, il birrificio ha impiegato laici. Il primo mastro birraio era un tedesco di nome Martin Pappenheimer; è sepolto a Villers-devant-Orval.
Le origini di questa birra molto particolare possono essere probabilmente attribuite congiuntamente al signor Pappenheimer e ai belgi Honoré Van Zande e John Vanhuele che lavoravano nel birrificio nello stesso periodo. Erano audaci: la combinazione di metodi di produzione che hanno escogitato non si trova da nessun’altra parte. Molti di questi metodi, come l’infusion brewing e il “dry-hopping” sono inglesi: probabilmente li dobbiamo a John Vanhuele, che li portò dall’Inghilterra, dove aveva vissuto per molti anni. Ne risulta una birra il cui aroma e gusto caratteristici devono più ai luppoli e ai lieviti che ai malti. Così come il segreto della produzione della birra, lo specifico bicchiere da birra, la bottiglia e l’etichetta, che conosciamo ancora oggi, sono testimoni delle origini nei primi anni ’30.
La birra Orval è un’autentica birra trappista, una delle pochissime al mondo (sono circa una dozzina e la maggioranza è d’origine belga). Complessa, dal gusto amaro con una punta leggermente fruttata, è una delle birre belghe più famose nel mondo. Per poter avere il marchio trappista una birra deve soddisfare tre criteri, ovvero: la produzione deve essere effettuata all’interno dei confini fisici di un monastero dell’ordine cistercense trappista; i monaci devono essere coinvolti nelle attività di produzione (è però ammesso che partecipi personale esterno, anche laico); i ricavati delle vendite devono essere utilizzati per finanziare il monastero e attività socialmente utili. Come da protocollo trappista, la produzione della birra Orval, avviene in un edificio situato all’interno dei territorio del monastero. Il birrificio fu fondato nel 1931 per finanziare i costosissimi lavori di ricostruzione del nuovo monastero. Il primo mastro birraio, inventore della ricetta che ha reso famosa la birra Orval in tutto il mondo, era di origine bavarese. Attualmente il birrificio Orval produce circa 22 milioni di bottiglie ogni anno, di cui l’85% viene venduto nel mercato belga. Poter vedere con i propri occhi dove viene prodotta una delle più famose e apprezzate birre trappiste è il sogno di molti appassionati. Purtroppo non è facile visitare il birrificio Orval perché viene aperto solo in occasione dell’annuale Open Door Day: nei due giorni di apertura è possibile partecipare a dei tour guidati della durata di circa un’ora. Sono sempre molto affollati e di solito non si possono prenotare, pertanto se volete essere sicuri di entrare cercate di arrivare presto. Le date dei giorni di apertura al pubblico vengono pubblicate di anno in anno per cui già potete iniziare a organizzare la vostra vacanza per l’anno prossimo! Per conoscerle consultate il sito ufficiale dell’abbazia. Come acquistare birra Orval al birrificio A differenza del birrificio, il negozio del monastero è aperto tutto l’anno, nei giorni e negli orari di apertura delle rovine del monastero e del museo. Non è esattamente un beer shop: in vendita troverete la birra, compresa l’edizione speciale Vieil Or non disponibile altrove, ma anche i gustosissimi formaggi prodotti dai monaci, articoli religiosi, libri, cartoline e souvenir. La birra viene venduta esclusivamente in cartoni da 10 bottiglie con un bicchiere. Ogni persona può acquistare un massimo di un cartone. Ecco perché siamo venuti in pullman…;-)
Formaggio d’Orval dell’abbazia d’Orval, prodotto a base di latte vaccino raccolto nella Gaume e pastorizzato.I formaggi si fregiano dell’esclusiva etichetta internazionale Authentic Trappist Product.
Gand o Gent
Nonostante sia una delle città più antiche del Belgio, rimane abbastanza piccola da sentirla accogliente ma abbastanza grande da essere un centro vibrante e rilevante per il commercio e la cultura. C’è una ricchezza incredibile di architetture medievali e classiche, ma anche grandi aree post-industriali in fase di rinnovamento urbano in un mix davvero affascinante…

| Gand, (Gent in fiammingo) l’antico centro europeo della lana, ricco, ricchissimo centro d’arte, tanto da essere, un tempo, la seconda città più grande d’Europa dopo Parigi, poi caduta per un paio di secoli, e poi di nuovo florida. Una città bellissima, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco, con l’immensa Cattedrale di San Bavone, punto di riferimento, le case fiamminghe delle Corporazioni, costruite tra il 1200 e il 1600, con le facciate sul fiume, la Torre del Belfort (o Beffroi) sormontata in cima da un dragone dorato, il Castello dei Conti di Fiandra. |
Capoluogo delle Fiandre orientali, sorge su diverse isolette formate dalla confluenza del fiume Lys con la Schelda. Città media, ne troppo piccola, ne troppo grande, 250 mila abitanti, come si dice in questi casi, a misura d’uomo. È collegata al mare del Nord tramite due canali. Il suo porto è secondo in Belgio solo dopo quello di Anversa. Città di cultura, con una importante università, e di industria con manifatture meccaniche, chimiche, della gomma, alimentari e tessili. Ogni cinque anni (la prossima nel 2025), nell’ultima settimana di Aprile si tiene la “Floralies di Gand” , uno dei più importanti e rinomati appuntamenti per gli appassionati di floricoltura di tutto il mondo. Insomma, questa città è un luogo da non perdere.
Capitale culturale delle Fiandre, sede di un’importante università, ha dato i natali a uno dei più grandi e discussi monarchi della storia, l’imperatore del Sacro Romano Impero, monarca di Spagna e dei domini austriaci degli Asburgo, Carlo V. La regione di Gand era abitata in epoca celtica. Il centro abitato fu fondato in epoca romana con il nome di Ganda. Il nome Ganda deriva dalla parola celtica che significa “luogo convergente tra due fiume” la Schelda e il Lys appunto. Non ci sono testimonianze scritte di epoca romana, ma la ricerca archeologica conferma che la regione di Gand è stato ulteriormente abitato. Quando i Franchi invasero il territorio romano (a partire dalla fine del IV secolo e anche nel V secolo) portarono la loro lingua con loro e Gand sostituì il celtico e latino con quello che sarebbe diventato il fiammingo (Olandese). Dal VII secolo in poi, Gand ebbe due importanti abbazie, quella di Sint-Pieters, San Pietro (625-650) e quella di Sint-Baafs , San Bavone (650). Già nell’800, la città doveva essere stata abbastanza importante per Luigi il Pio, figlio di Carlo Magno, da nominare il biografo di quest’ultimo Eginardo come abate di entrambe le abbazie.
I fiumi di Gand scorrevano in una zona periodicamente inondata, ed erano l’ideale per l’allevamento delle pecore, e la loro lana era utilizzata per fare un panno. Durante il Medioevo Gand era la città più importante per il tessuto in Europa, grazie all’industria del panno che prosperò alimentata dalle importazioni di lana dall’inghilterra. Se si fanno eccezione dei nostri Liberi Comuni in Italia, Gand fu fino al XIII secolo, come detto, la città più grande d’Europa dopo Parigi.
All’interno delle sue mura vivevano fino a 60,000/65,000 persone. Era, per fare un paragone, più grande di Londra, Colonia o Mosca. Oggi, il centro della città con le sue grandi torri, la torre campanaria e le torri della Cattedrale e di Sint-Niklaas sono solo alcuni esempi di ciò che potrebbe essere stata una ‘Manhattan del Medioevo’. Nel 1385 Gand fu annessa alla Borgogna; passata in seguito agli Asburgo lottò strenuamente per difendere la propria autonomia comunale. Aderì alla Riforma nel 1576, si oppose alla Spagna, ma fu sconfitta da un esercito guidato da Alessandro Farnese. Decaduta economicamente, rifiorì sotto il dominio napoleonico, con l’introduzione della filatura meccanica del cotone e con la costruzione dei canali che la collegarono al mare. Il centro storico sorge su alcune isole fluviali, ha numerosi edifici medievali, il Castello dei Conti del XI secolo, la Cattedrale di San Bavone, le Chiese di San Nicola e di San Giacomo, il Municipio e il Museo di Belle Arti, solo per citarne alcuni. I monumenti di Gand prendono vita in modo fiabesco durante il Festival delle Luci che si tiene a gennaio.
Il massiccio Castello dei Conti di Fiandra fu fatto costruire da Filippo di Alsazia a partire dal 1180, ma fu completamente restaurato nel XIX e XX secolo nello stile dei forti crociati in Siria. L’edificio rappresentò il “centro di potere” della città per tutto il medioevo, temuto e odiato dalla popolazione che lo chiamava Castello di Gerardo il diavolo. Purtroppo è stata allestito anche qui una mostra sugli strumenti di tortura. A parte questo, il castello “crociato”, che oggi ospita anche l’Archivio di Stato, in mezzo ad una città dalla tipica architettura fiamminga da alla zona un fascino davvero particolare. Sulla piazza a sinistra del castello si trova la Statua di Lieven Bauwens, che fece la fortuna di Gand e non solo, introducendo la filatura meccanica in Europa.
La Sint-Baafskathedraal, la Cattedrale tardo gotica di San Bavone, conserva alcune bellissime opere d’arte. Tra queste, il capolavoro di Jan van Eyck, il Polittico dell’Agnello Mistico, capolavoro della pittura fiamminga, oltre alla celebre opera di Rubens La conversione di San Bavone. In questa maestosa cattedrale sono racchiusi diversi stili architettonici: dal romanico al gotico ornato, al gotico tardo. Venne costruita a partire dal 1228 e la costruzione durò fino al XVII secolo. All’esterno, la facciata molto semplice, sormontata dalla Torre del Belfort alta 90 metri. Qui fu battezzato il futuro imperatore Carlo V.
La bellissima chiesa di San Nicola, Sint Niklaas, costruita tra il XIII e XVI secolo testimonia del particolare stile gotico fiammingo. Qui le corporazioni di questa zona della città avevano le loro cappelle. Durante la rivoluzione francese la chiesa venne utilizzata come scuderia. La torre centrale della chiesa era il punto di osservazione cittadino principale, prima della costruzione della Torre del Belfort. Quest’ultima, alta 91 metri, dominata da un dragone, simboleggia la potenza delle Corporazioni nel Medioevo. Degna di nota, all’interno, la sala detta dei “segreti”. Dalla piattaforma superiore è possibile godere un bellissimo panorama sulla città. Costruita nel corso del XIII e XIV secolo, modificata e restaurata più volte, la torre campanaria sorge vicino alla Sala degli Arazzi del XV secolo.
Gand è anche una città di mercati molto pittoreschi. Il più famoso è il Vrydagmerkt, il mercato del venerdì. Fu qui che ne gennaio del 1340 la popolazione di Gand, tra fiori e verdure, oche, galline e uccelli vari, proclamò l’inglese Edoardo III re di Francia (che pretendeva il trono in quanto nipote di Filippo il Bello), tanto per confermare il suo attaccamento all’Inghilterra per via del commercio della lana (gli inglesi esportavano a Gand dell’ottima lana grezza che poi veniva lavorata in città). Giusto per la cronaca, Edoardo non divenne mai effettivamente re di Francia.
Situata tra Bruxelles e Bruges, Gand è in termini di popolazione è quarto comune più grande del Belgio.
Il municipio di Gand, in parte in stile gotico e in parte in stile rinascimentale è un bellissimo edificio oggi sede amministrativa della città. A parte la bella facciata, il palazzo internamente è ricco di decori, in particolare la Capella di Gedele, con un bel soffitto a volta del 1619 e interessanti dipinti di Jan Van Cleef (Storia di Zeno il filosofo) e di Felix Cogen (Ritratto di Lieven Bauwens, sindaco). La cosiddetta ‘Camera della Pace’ è una bellissima stanza che serviva come tribunale e come luogo di importanti riunioni; qui si possono ammirare lo splendido pavimento in pietra bianca e nera disegnato a labirinto che rievoca le sentenze pronunciate dalla corte. Inoltre da non perdere sono la ‘Stanza del Trono’ decorata con motivi in stile Barocco che ospita dipinti di Gaspard De Craeyer che furono commissionati nel 1634 in occasione della nomina del Cardinale Infante Ferdinando a Governatore dell’Olanda; e dipinti di Jan-Baptist Van Volxsom rappresentante l’inaugurazione di Carlo VI a Conte delle Fiandre (1717).
Indirizzo: Botermarkt 1, Tel. +32 (09) 266 51 11
Castello dei Conti di Fiandra
il massiccio Castello dei Conti di Fiandra fu fatto costruire da Filippo di Alsazia a partire dal 1180, ma fu completamente restaurato solo tra il XIX e il XX secolo nello stile dei forti crociati in Siria. L’edificio rappresentò il “centro di potere” della città per tutto il medioevo, temuto e odiato dalla popolazione che lo chiamava Castello di Gerardo il diavolo. Il castello nei secoli è stato residenza dei conti, consorzio del cotone, piccola fortezza, simbolo di potere e attrazione turistica. Sicuramente rimane uno dei più importanti e splendidi edifici della città. Una curiosità, l’imperatore Carlo V (che regnava sull’impero dove “non tramontava ma il sole”) risiedette al castello durante la repressione della rivolta anti-spagnola del 1539, come dimostrazione di castigo della città. Come molte mura e costruzioni mediavali nel XIX si pensò addirittura alla demolizione del castelli, ma una forte opposizione dell’opinione pubblica, guidata dal barone August de Maere, riuscì a fare desistere le autorità cittadine.

Indirizzo: Sint-Veerleplein B-9000 Gand Tel. +32 (0)9 225 93 06
Il Graslei e il Korenlei

Il Graslei e il Korenlei Il Graslei e il Korenlei, sono le due sono le due famose banchine che sorgono sulle sponde del fiume Leie, lungo il suo corso che attraversa il centro di Gand.. Letteralmente il loro nomi significano “Riva delle Erbe” e “Riva del Grano”. Queste due banchine costituivano il nucleo commerciale della città, svolgendo le funzioni di porto d’attracco, carico e scarico delle merci destinate ai floridi mercati cittadini. Ai lati della banchine sorsero, dal XIII secolo, numerose Case delle potenti Corporazioni locali, che ben presto trasformarono questa parte del fiume nel vero centro economico e pulsante di Gand. Il Graslei e il Korenlei rappresentano l’emblema della città. Gli edifici della zona possiedono delle eleganti facciate in differenti stili architettonici riflettendo i diversi periodi storici della città e lo sviluppo commerciale dei canali.

Il Ponte di San Michele e la vista delle Tre Torri
Il Graslei e il Korenlei Il Ponte di San Michele è il ponte più monumentale di Gand, e dal ponte si ammira una delle più belle vedute della città, le famose Torri di Gand: la chiesa di San Nicola, il suo campanile e la Cattedrale di San Bavone.
La Chiesa di San Nicola
La Chiesa di San NicolaLa chiesa di San Nicola è situata in Catalonië straat, e fu costruita intorno al XIII e XV secolo rappresentando uno dei migliori esempio di architettura gotica fiamminga del Belgio. Come già abbiamo accennato nella pagina della nostra guida di Gand nella chiesa di “Sint Niklaas le potenti corporazioni cittadine avevano le loro cappelle. La torre centrale della chiesa era il punto di osservazione cittadino principale, prima della costruzione della Torre del Belfort. Quest’ultima, alta 91 metri, dominata da un dragone, simboleggia proprio la potenza delle Corporazioni nel Medioevo. Degna di nota, all’interno, la sala detta dei “segreti”. Dalla piattaforma superiore è possibile godere un bellissimo panorama sulla città. Costruita nel corso del XIII e XIV secolo, modificata e restaurata più volte, la torre campanaria sorge vicino alla Sala degli Arazzi del XV secolo. Il dragone in cima, il Gulden Draak, o drago d’oro, ha la forma di una nave vichinga, con la testa di drago che campeggia sulla prua, e fu originariamente data alla città di Costantinopoli (l’attuale Istanbul in Turchia) dal re norvegese Magnusson, nel 1111. Un secolo più tardi, Baldovino IX, Conte delle Fiandre, durante la IV Crociata (che vide il saccheggio della “Cristiana” Costantinopoli), portò con se la statua nelle Fiandre dove finì appunto sulla torre. Gulden Draak è anche il nome di una famosa birra belga prodotta proprio a Gandche nel 1998 è stata scelta come la miglior birra al mondo dall’American Tasting Institute (l’Istituto Americano della Degustazione). Uno dei suoi elementi unici di questo edificio è anche il fatto che funziona come una sorta di lanterna naturale quando la luce splende nel transetto dalla torre. La torre è da sempre il simbolo dell’autonomia della città di Gand.
Cattedrale di San Bavone
Splendida cattedrale che raccoglie diversi stili, romanico e gotico e le cui origini risalgono a ben prima del 1500 anno del battesimo di Carlo V, avvenuto qui. La cattedrale è nota per ospitare il famoso dipinto in 10 panelli su legno di quercia dell‘Adorazione dell’Agnello mistico dei fratelli Van Eyck (il grande pittore celebre per il dipinto I cuniugi Arnolfini) del 1432 considerato uno dei capolavori dell’arte fiamminga del XV secolo. La cattedrale inoltre ospita il dipinto di Peter Paul Rubens L’entrata di San Bavone al Monastero del 1623. Da non perdere sono infine almeno uno sguardo all’antico organo in stile Barocco del 1653 (il piu’ grande organo di tutto il Benelux), la cripta, gli affreschi del XV e XVI secolo.
Il Polittico dell’Agnello Mistico, o Polittico di Gand, è un’opera monumentale di Jan van Eyck (e del misterioso Hubert van Eyck), dipinta tra il 1426 e il 1432 per la cattedrale di San Bavone a Gand, dove si trova tutt’oggi. Si tratta di un polittico apribile composto da dodici pannelli di legno di quercia, otto dei quali sono dipinti anche sul lato posteriore, in maniera da essere visibili quando il polittico è chiuso. La tecnica usata è la pittura a olio e le misure totali sono 375×258 cm da aperto.

‘De Boekentoren’
Situata nella zona Rozier, si tratta della Torre-biblioteca della Università di Gand, di recente costruzione (ad opera di Henry van de Velde del 1940) è conosciuta per la sua ricca collezione, molto più di 2 millioni di libri in ben 26 piani.
Patershol
Si tratta del bellissimo e antico quartiere di Gand, situato nelle vicinanze del Castello dei Conti. Si caratterizza per la sua struttura medievale e per dar vita agli eccellenti locali che ne fanno il cuore vibrante della città.
Non avrete difficoltà ad apprezzare la cucina di Gand e quella belga in generale; varia e speciale, perché raccoglie le influenze di altre culture arrivate in città sin dai tempi passato. La qualità è ottima, dalla carne, al pesce, ai dolci (con il master, il cioccolato e le birre Sapori invasi da nuovi ritmi e tendenze per una clientela sempre più attenta a nuove esigenze di ‘ambiente’. La gastronomia in Belgio è oggi moda, una tendenza che fa diventare ‘cool & trendy’ anche il locale più piccolo della città.
WaterzooiI piatti tipici della ragione, le Fiandre, includono il Ghent waterzooi, uno stufato di pollo (anche chiamato Kippenwaterzooi) o di pesce (in questo caso chiamato Viszooitje) e inumidito con brodo, panna, vino bianco; il tutto servito con vegetali in pure. Altri ingredienti possono includere verdure come carote, porri e patate, uova, burro e diverse spezie e creme. Gustoso e assolutamente da provare. Il suo nome deriva dall’olandese “zooien” che significa “bollire”, e si dice essere stato il piatto preferito di Carlo V, imperatore del Sacro Romano, nativo proprio di Gand.
Gentse stoverijIl Gentse stoverij è anch’esso un piatto tipicamente fiammingo: uno stufato di manzo, ‘affogato’ in una buona dose di birra rossa decisamente belga con aggiunta di mostarda, timo e accompagnato da patate fritte o arrosto. Non è una novità, il Belgio è il paese della birra (con ben oltre 400 birrifici!). E la birra, oltre che essere la bevanda nazionale, è anche utilizzata per cucinare. La “Gentse stoverij” è una delle pietanze più note, la si provi in più di un ristorante perché il suo sapore dipende dal tipo di birra usata. Gli ingredienti influenzano il gusto e sono in effetti diversi. L’ingrediente principale è la birra e si noterà che utilizzando una birra scura lo stufato avrà un sapore diverso rispetto all’utilizzo di una birra più chiara. Un altro ingrediente capace di variare il retrogusto del stoverij e la senape (semi di senape o mostarda liscia, come Gand Tierenteyn). Inoltre, è anche importante utilizzare carne di qualità (ottimo il il guanciale di maiale al posto della carne di manzo).
Il Lapin à la Gueuze è in piatto a base di coniglio servito con prugne imbevute di brandy oppure di birra e mostarda, o con fermentazione spontanea di birra acida dalla zona. La ricetta è anche tipica della provincia di Bruxelles, dalla quale Gand è di poco al confine, ed è infatti anche chiamata lapin à la Bruxelloise. Nella ricetta più tipica e attenta, le prugne sono immerse nel brandy 24 ore prima della cottura. D’altra parte, la versione che prevede la marinatura con la birra è invece chiamata Lapin à la Kriek.
Sono da non perdere altri prodotti tipici, come il prosciutto di Gand (Ganda) prodotto dalla Corma Vleeswaren ltd (la prima azienda di carne belga ad ottenere la certificazione di qualità ISO 9002). Il nome Ganda deriva dall’antico nome celtico della città di Gand e significa confluenza di fiumi (un chiaro riferimento ai due fiumi Lys e Schelda). Questo tipico prosciutto contiene solo carne di maiale e sale del mare e viene preparato senza aromi artificiali o coloranti; colore e sapore sono il risultato di un lungo processo di maturazione enzimatica, senza l’aggiunta di nitrati e nitriti.
KroakemandelsAltro prodotto tipico di Gand sono i kroakemandels, lucide palline scure e piccole come piselli, fritte e salate. A cavallo tra il XIX ed il XX secolo divennero uno snack alla moda (come allora, anche oggi richiedono 48 ore di preparazione). Qualche consiglio in più sui kroakemandels: vanno mangiati caldi, quindi non aspettare che si raffreddino; assicuratevi che siano ben salati; vanno mangiati con le mani; vanno sempre accompagnati da una birra, belga ovviamente.
Per quanto riguarda i dolci, ci sono i famosi Gaufres, i waffles serviti con dello sciroppo, con il cioccolato o glassa, una vera leccornia. Ci sono poi i Speculoos, dei biscotti allo zenzero serviti con il caffè. Si provino anche gli Smoutebollen, semplicemente ciambelle con il buco. Mentre il Mastel è un pane rotondo condito con cannella. In giro per la città si noteranno i Cuberdon, una caramella al lampone e a forma di cono, di circa 2,5 cm e 10-18 grammi di peso. In olandese è anche chiamata Gentse Neus ( naso di Gand), o anche neuzeke (piccolo naso), perché per l’appunto richiama ad un naso umano. Li vedete di un bel viola intenso, anche se esistono delle varianti. Sono gommosi, con un una patina esterna relativamente dura e un interno gelatinoso. L’esportazione fuori dal confine belga è limitata ai Paesi più vicini, in quanto la conservazione non va oltre le 3 settimane. Fattene scorta da Temmerman, il più antico negozio di dolci di Gand, stessa famiglia di pasticceri per otto generazioni. Non ultime le praline e Gand è il cuore della produzione del cioccolato belga (provatele tutte, dalle praline con senape, al prosciutto di Ganda).

Per le bevande, naturalmente il Belgio è conosciuto per la birra con oltre 100 fabbriche di produzione tra cui ricordiamo Stella Artois, Jupiler e Maes. Tra i vini ricordiamo quelli di Moselle, mentre tra i digestivi ci sono Jenever (gin) le cui marche includono Filliers Oude Graanjenever, De Poldenaar Oude Antwerpsche, Heinrich Pèkèt de la Piconette, Sint-Pol e van Damme. Ottimo souvenir ideale per il turista. Il caffè in Belgio rimane popolare, le marche principali sono Mysore e Margogyp.
Bruges
| Bruges (Brugge) fu fondata nel IX secolo dai vichinghi che si insediarono nelle vicinanze. Il nome Bruges è probabilmente derivato dalla parola vecchio-scandinavo “Brygga”, che significa porto oppure luogo di ormeggio. La prosperità di Breuges probabilmente si deve a una tempesta di una notte del 1134, quando la forza dell’acqua aprì un canale naturale, lo Zwin, che collegava la cittadina al Mare del Nord. Quell’evento la rese uno dei porti più importanti dell’Europa medievale, un centro di commercio del famoso panno fiammingo e una calamita per gli artisti. |
Ma la natura a volte da e a volte prende e il lento ma inesorabile insabbiamento dello Zwin e la conseguente perdita del porto nel XVI secolo, causò un declino che contribuì a preservare il centro storico della città, quasi come il tempo si fosse fermato.Come detto per merito della vicinanza della città al Mare del Nord, l’insediamento divenne ben presto un importante porto commerciale. Il giovane insediamento acquisì i diritti di città fin dal XII secolo. A quel tempo una prima conta muraria di protezione fu costruita intorno alla città. Ben presto, però, il canale Zwin cominciò ad insabbiarsi. Ciò avrebbe causato i noti gravi problemi per la città, se non fosse che Bruges riuscì per un paio di secoli quasi sempre ad adattarsi a questa situazione creando i porti esterni a Damme (sei chilometri da Bruges) e a Sluis (a circa 25 km). Inoltre, il trasporto di merci via terra divenne sempre più usuale. Nel XIV secolo Bruges divenne il punto di partenza di un trasporto stradale commerciale per la Renania (oltre a Bruxelles e Lovanio, città del Brabante che a loro volta si erano sviluppate e arricchite molto grazie a questa via commerciale).
Già nel XIII secolo Bruges era diventata un importante centro di commercio internazionale. I commercianti di tutto il mondo allora conosciuto venivano qui per vendere e acquistare ogni genere di mercanzia, ma soprattutto per comprare stoffa fiamminga, un prodotto tessile di fama internazionale, prodotta in diverse città fiamminghe (ad esempio a Gand). Gran parte dei commerci locali si intrattenevano con l’Inghilterra e nel corso del 1200 Bruges aveva ormai acquisito un ruolo primario nella vendita dei tessuti. Con l’incremento delle ricchezze, però, aumentarono anche le tasse e gli artigiani nel 1302 si ribellarono a nuove imposte, provocando una rivolta passata alla storia come Bruges Matin o Bruges Metten contro il Conte delle Fiandre. A causa di questa instabilità la Francia cercò di annettere la contea delle Fiandre, ma la popolazione si oppose strenuamente e riuscì a cacciare la guarnigione francese il 18 maggio 1302 e subito dopo l’esercito fiammingo riuscì a battere l’esercito francese nella ‘battaglia degli Speroni d’Oro’ luglio il 11 nella città fiamminga di Kortrijk. Questa vittoria è tutt’ora celebrata l’11 luglio. Nel XIV secolo Bruges si era trasformato anche in un centro finanziario e commerciale internazionale. Divenne, per così dire, il grande magazzino delle città della Lega Anseatica. Diversi Paesi e città importanti come Venezia, Genova e Firenze, avevano una propria ambasciata a Bruges: italiani, tedeschi, scozzesi e spagnoli facevano della quasi una “capitale d’Europa”, dove si potevano sentire quasi tutte le lingue del mondo allora conosciuto e dove si potevano trovare i prodotti più esotici. Il declino della ricchezza e del benessere di Bruges iniziò nel XV secolo: l’insabbiamento inarrestabile del canale Zwin, la concorrenza con il porto più grande di Anversa e la crisi del settore del panno di lana, portarono a una riduzione dell’attività commerciale. La crisi, però, non fu subito evidente. A Bruges si continuò a costruire splendidi palazzi e chiese tardo-gotico, e la scuola di pittura fiamminga iniziò a fiorire come mai prima. Bruges conservò per un po’ il proprio prestigio nel commercio della lana e continuò a prosperare sotto il dominio dei duchi di Borgogna alla fine del 400, periodo in cui fiori l’arte fiamminga grazie ad artisti come Jan Van Eyck, e Hans Memling, autori di dipinti caratterizzati dai colori luminosi e dalla cure del particolare. Se il corso dell’arte scorreva impetuoso, lo Zwin, il canale che collegava Bruges al mare, continuava inesorabile a insabbiarsi; a nulla valsero i tentativi di creare un altro collegamento marittimo e di conseguenza andò indebolendosi il ruolo della città in seno alla Lega Anseatica (gruppo di potenti città commerciali nord-europee), il cui quartier generale fu trasferito ad Anversa. Un gigante dell’industria europea divenne così in breve tempo una città sonnolenta, restando tale per oltre quattro secoli. Verso la fine del XVI secolo tuttavia l’antico splendore era solo un ricordo e Bruges scivolò in un lunghissime inverno della storia, che la congelò per diversi secoli. Nuove industrie tessili vennero introdotte nel XIX secolo, ma senza alcun risultato. Nella metà del 1800 Bruges era la città più povera del Belgio. Una nemesi incredibile, dopo essere stata forse la città più ricca del mondo insieme a Firenze. Il revival di Bruges ebbe inizio solo alla fine dell’800, quando la città salì alla ribalta grazie alla pubblicazione di Bruges la Morta, il celebre romanzo di Georges Rodenbach del 1892 in cui Bruges è la metafora della vita priva di stimoli del protagonista. Nel 1907 un canale collegò la città al nuovo porto di Zeebrugge e, nonostante quest’ultima località subì gravi danni durante le due guerre mondiali, Bruges rimase invece miracolosamente intatta.
Il XX secolo portò alla totale rinascita. La città fu stata scoperta dal turismo internazionale e il patrimonio medievale si rivelò essere una nuova fonte di ricchezza per la ‘Venezia del Nord’. Oggi Bruges è il capoluogo delle Fiandre occidentali e deve il suo benessere soprattutto al turismo. Nel 2002 è stata la capitale europea della cultura.
Bruges, una volta era concentrata all’interno del suo canale circolare e all’interno delle mura cittadine, oggi strada dopo strada, con le sue affascinanti dimore storiche, ci sorprende con un canale sempre dietro l’angolo. Negli ultimi anni, la città, che ricordiamo avere l’intero centro storico patrimonio UNESCO, si è molto aperta al turismo. Per immaginare i tempi passati, e in particolar il buio Medioevo, state momentaneamente lontani dai negozi di cioccolato e visitate alcune zone più tranquille come quella di Sant’Anna.
Grand Place (Markt)

la Piazza del Mercato o Markt in fiammingo (olandese), è in un certo senso il cuore della città storica. E’ impossibile non attraversarla quando si visita la città anzi, sicuramente la attraverserete diverse volte. E’ su questa che si trova il campanile, il Beffroi, la torre civica cittadina, che svetta sull’orizzonte cittadino (ne parleremo subito dopo). Sulla piazza, ampissima, ci sono molti edifici tipici (e colorati) delle Fiandre. Al centro di essa si trova una statua di Pieter de Coninck e Jan Breydel, due grandi figure della rivolta fiamminga contro i francesi. Qui si trova anche il Palazzo Provinciale Hof, un edificio neogotico costruito alla fine del XIX secolo, si cui parleremo più avanti. La Grand Place di Bruges è di dimensioni impressionanti a testimoniare la sua grande ricchezza nel passato. Si estende per circa 1 ettaro. Si trovano in questa piazza anche il tribunale provinciale e il Museo Historium dove attraverso una esperienza multimediale è possibile rivivere la storia della città. Oggi la piazza è quasi completamente chiusa al traffico ed è solo pedonale quindi, nonostante le tante persone, è piacevole da percorrere e lo scenario è veramente bellissimo. Il mercoledì mattina ospita un mercato e da qui ogni anno parte il Giro delle Fiandre, una delle classiche del ciclismo internazionale. Il mercatino natalizio non poteva che essere ospitato in questa piazza, aggiungendo suggestione a suggestione.
Beffroi di Bruges Torre civica di Bruges
Nel cuore della città medievale di Bruges si trova proprio piazza del vecchio mercato di Beffroi, la Torre Civica , il simbolo dell’indipendenza e della ricchezza della città. Non solo questo è in assoluto il simbolo più conosciuto di Bruges ma è anche il luogo in assoluto più fotografato e visitato, nonché la cartolina più popolare comperata dai turisti. Dalla torre si può godere di una vista panoramica di tutta la città vecchia. Da qui potete iniziare la vostra visita alla città con una “prospettiva” migliore e vedere le prossime mete cittadine da visitare

Stadhuis Municipio di Bruges
il Municipio di Bruges è un capolavoro gotico risale al XV secolo (1376-1420), rendendolo uno dei più antichi dei “Paesi Bassi” dell’epoca. È un esempio perfetto dello stile fiammingo-brabantino, anche se è stato restaurato nel XIX secolo. Tra la Cappella del Santo Sangue e l’antico registro, la sua facciata è molto imponente, fiancheggiata da tre torrette, alte e strette finestre decorate con gli stemmi delle città vassalle, numerose altre di torrette e nicchie che un tempo ospitavano le statue dei conti e delle contesse delle Fiandre. Al primo piano si trova una bella sala gotica con volta a sesto acuto, pannellature, archi e pitture murali ottocentesche. Il primo piano è a pagamento, ma la Salle des Pas perdus al piano inferiore è gratuita e, essendo la sala di ricevimento del municipio, date un’occhiata.
La città è stata governata da questo edificio per più di 700 anni. Tappa popolare per le visite alla città di Bruges, lo Stadhuis ha un esterno notevole con finestre gotiche, statue di figure bibliche e conti delle Fiandre annidati nella facciata. La sala gotica al suo interno, con le sue magnifiche pitture murali del XIX secolo e il soffitto policromo, risalente al 1402, è decorato con scene del Nuovo Testamento è un’opera d’arte. I personaggi dipinti vi riportano al glorioso passato di Bruges. L’eterna lotta di potere tra il consiglio comunale, i principi e il popolo di Bruges è illuminata dal tema “Cittadini e governo”.Lo Stadhuis è una visita essenziale per chiunque sia interessato alla storia, all’arte o all’architettura. Sono disponibili audio guide gratuite in cinque lingue per un’esperienza più approfondita. Il municipio è accessibile ai disabili e i ciottoli di fronte alla piazza del Burg sono piatti.
Aperto tutto l’anno. Chiuso il 1° gennaio, il pomeriggio dell’Ascensione di giovedì e il 25 dicembre. Tutti i giorni dalle 9:30 alle 17:00 (ultima visita alle 16:30). Gratuito per i bambini fino a 11 anni. Adulto: 6 €. Bambino (dai 12 ai 25 anni): 5 €.
Onze-Lieve-Vrouwekerk Chiesa Nostra Signora
Onze-Lieve-Vrouwekerk – Chiesa Nostra SignoraUno dei monumenti più importanti di Bruges è la maestosa e slanciata chiesa Onze-Lieve-Vrouwekerk, la Chiesa di Nostra Signora, nel cuore del centro storico, che si può notare da tanti angoli della città per via del suo campanile altissimo di 122 metri di altezza che rappresenta il secondo più alto edificio al mondo in mattoni, dopo la Mole Antonelliana di Torino e dopo la a chiesa di San Martino a Landshut, Germania che è di 130,6 metri). Tra le ragioni della sua fama c’è il fatto che qui si trova una scultura di Michelangelo, la Madonna con Bambino, anche detta appunto Madonna di Bruges l’unica opera del grande artista ad avere lasciato l’Italia mentre era ancora in vita.
Cattedrale di San Salvatore Sint Salvatorskathedraal
La Cattedrale di San Salvatore è la più antica delle chiese parrocchiali di Bruges, una grande chiesa in mattoni scuri, prevalentemente gotica, con elementi rinascimentali. Costruita a partire dal XII secolo (fino al XV secolo), il suo interno è riccamente decorato con opere d’arte, dipinti, un grande organo del XVIII secolo e sei arazzi di Bruxelles del XVIII secolo. Si possono ammirare i 48 stalli gotici del 1430 nel coro, il santuario di Carlo il Buono circondato da mausolei. Nel 1478, dopo la morte di Carlo il Temerario, i Cavalieri del Vello d’Oro si riunirono nella chiesa di Sant Salvatotore per eleggere il suo successore. Come spesso accade, il periodo della Controriforma portò alla severa delle aggiunte barocche, in questo caso un’asta in marmo bianco e nero sormontata da una statua di Dio Padre. L’altare del 1636 è sormontato da un quadro della Risurrezione di Gesù. In seguito San Salvatore, divenne sede della diocesi di Bruges dopo la distruzione della Cattedrale di San Donato durante l’occupazione dei rivoluzionari francesi nel 1799. Il coronamento “romanico” della torre, che culmina a 80 m, fu aggiunto nel 1846, con la sua curiosa forma di otto torrette quadrate accatastate intorno al corpo centrale.
Il Tesoro della Cattedrale espone, tra l’altro, il Martirio di Sant’Ippolito, una pala d’altare realizzata nel 1475 da Dirk Bouts e Hugo Van der Goes, due dei più grandi pittori primitivi fiamminghi. Bouts, il maestro di Lovanio, ha dipinto i pannelli destro e centrale del trittico, e Van der Goes il pannello sinistro. Nella pala d’altare Sant’Ippolito fu fatto a pezzi sotto gli occhi dell’imperatore di Roma e del consigliere del duca di Borgogna, Filippo il Bello. Da ricordare anche un trittico dell’Ultima Cena di Pieter Pourbus (1559) e targhe funerarie in rame, pezzi di argenteria.
Informazioni e orari
Aperto tutto l’anno. Da lunedì a venerdì dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 17.30; sabato dalle 10 alle 13 e dalle 14 alle 15.30; domenica dalle 11.30 alle 12 e dalle 14 alle 17. Tesoro aperto dal lunedì al venerdì dalle 14:00 alle 17:00, sabato chiuso, domenica dalle 14:00 alle 17:00.
Groeninge Museum
Groeninge MuseumIl Groeninge Museum (Dijver 12) è il Museo delle Belle Arti di Bruges, ed ospita una delle collezioni collezione di opere d’arte più importanti del Belgio (e non solo) che si estende su più secoli (dal XIV al XX), concentrandosi principalmente sulle opere di pittori che hanno vissuto e lavorato a Bruges, da Jan Van Eyck a Marcel Broodthaers. Il Museo Groeninge è anche chiamato per la sua valenza ‘La città museo delle Belle Arti’. La collezione fu iniziata agli inizi del XVIII secolo, ma l’edificio è di più recente costruzione (attorno al 1929-1930). Il nome ‘Groeninge’ si riferisce alla via vicina Groeninge straat, ma anche ai campi Groeninge nella città di Kortrijk (Courtrai), dove nel 1302 l’esercito fiammingo sconfisse l’esercito del re di Francia. La collezione del museo si estende su più secoli dal XIV al XX secolo . La splendida collezione di grande valore dei maestri fiamminghi è l’orgoglio di questo museo. Prima di tutto, ci sono due opere fondamentali di Jan Van Eyck, il primo e più importante ‘fiammingo primitivo’. Capolavoro del museo è ‘Madonna del canonico van der Paele’, che Van Eyck dipinse nel 1436. I ricchi dettagli dei vestiti della persona in questo dipinto lo rendono uno dei veri tesori della prima fiamminga pittura medievale. Dopo il Polittico di Gand (vedere la Cattedrale di San Bavone e Adorazione Agnello mistico) questa è l’opera più conosciuta e apprezzata di Van Eyck, il maestro fondatore della scuola fiamminga. Una seconda opera di Van Eyck è il ritratto della moglie ‘Margareta Van Eyck’.
Altri maestri fiamminghi medievali del XV secolo sono rappresentati in questo splendido museo con alcuni dei loro capolavori: ‘Morte della Vergine’ di Hugo van der Goes, ‘L’altare di San Cristoforo’ di Hans Memling, ‘La giustizia del re Cambise’ e ‘ Il battesimo di Cristo ‘di Gerard David. Questi sono solo i punti salienti dell’intera collezione che comprende anche alcuni Maestri anonimi da Bruges.
Perche veniva chiamati “primitivi fiamminghi”?
Il nome ‘Primitivi Fiamminghi’ si riferisce alla scuola di pittura e la pittura dei Paesi Bassi del Sud, le Fiandre (oggi in Belgio) nel XV secolo. Il nome fu inventato nel XIX secolo. La parola ‘fiammingo’ si riferisce al fatto che il centro d’arte era situato nelle città fiamminga di Bruges, Gand e Ypres. Tuttavia, molti dei pittori che appartengono a questa scuola proveniva da altre parti dei Paesi Bassi meridionali. Jan van Eyck, il più grande di tutti, probabilmente proveniva dalla città di Eyck nella contea di Limburg, Rogier van der Weyden visse e lavoro a Bruxelles, ma veniva dalla città di Tournai (comune francofono), Hans Memling era nata a Seligenstadt in Germania. Dal momento che la corte dei duchi di Borgogna, era a Bruges, questa città divenne il centro del movimento. Bruges era il principale centro commerciale e artistico della contea delle Fiandre, e quindi il nome ‘fiammingo’ è utilizzato per coprire l’intero gruppo di pittori XV secolo.
La parola “Primitivi” non significa che questi maestri dipingevano in uno stile primitivo. Ogni dipinto di Jan Van Eyck dimostra il contrario. Si riferisce, invece, al fatto che questi pittori furono i primi ad utilizzare nuovi stili e tecniche pittoriche che hanno rivoluzionato l’arte nel tardo Medioevo.
Trittico del Giudizio di Bruges Hieronymus Bosch
Orari: aperto tutti i giorni dalle 9.30 fino a 17.00
Giorno di chiusura: lunedì (tranne Lunedì di Pasqua e Lunedì di Pentecoste)
Il museo è chiuso il 1 gennaio, il giorno dell’Ascensione (nel pomeriggio) e il 25 dicembre.
Prezzo Biglietti: adulti: 8 euro, riduzioni: 5 euro (riduzioni = gruppi di minimo 15 persone, giovani di età compresa tra 13 a 26, e terza età 60 anni e più). I bambini sotto i 13 anni: gratis
Basilica del Sacro Sangue
La Basilica del Sacro Sangue è in realtà una doppia cappella, la cappella romanica di San Basilio (XII secolo), in alto, e la vera e propria e fiammeggiante basilica del Santo Sangue che può essere visitata nella piazza del Burg a Bruges in uno dei nuclei più antichi della città dove di trova anche il Palazzo del Municipio, lo Stadthuis. La Basilica fu costruita nel XII secolo e promossa al rango di basilica nel 1923. Fin dal medioevo se un viaggiatore capitava a Bruges e fosse stato devoto si sarebbe sicuramente fermato in questa chiesa che conserva al suo interno una delle reliquie più venerate d’Europa: la fiala di cristallo di rocca conservata la primo piano, nella quale, secondo la tradizione, Giuseppe d’Arimatea avrebbe raccolto alcune gocce del sangue di Cristo, e che sarebbe stata portata a Bruges nel 1149 dal conte crociato Thierry d’Alsace, di ritorno da Gerusalemme.
Choco-Story il Museo del Cioccolato
Museo del CioccolatoChoco-Story il Museo del Cioccolato (Wijnzakstraat 2, Sint-Jansplein): questo museo è una tappa obbligata per gli appassionati del cioccolato; si descrive la preparazione e la trasformazione del cacao in cioccolato e la sua storia. Questo edificio era originariamente una tarverna del XV secolo. In seguito ospitava una panetteria e, più recentemente, un negozio di produzione di mobili. La a storia del cacao e del cioccolato è iniziata quasi 4000 anni fa. Le fave di cacao erano addiritura un importante moneta di scambio presso i Maya e gli Aztechi. Sono pochi gli alimenti che possono vantare una storia ricca ed affascinante come il cacao e il cioccolato. Sono pochi gli alimenti che possono vantare una storia ricca ed affascinante come il cacao e il cioccolato. Come il caffè, anche la fava di cacao proviene dalle culture precolombiane dell’America Latina. Quando Hernàn Cortés importò per la prima volta il cacao in Europa, e imparò ad utilizzarlo per preparare la bevanda al cioccolato, scatenò reazioni contrastanti: per alcuni era divina, per altri un’eresia. Anche oggi, intorno al cacao e al cioccolato aleggia un’aura di mistero, lussuria e piacere. Un po’ di storia ci aiuterà a capire perché. Choco-Story è stata aperta da Eddie Van Belle e suo figlio, Cedric. I due sono anche i proprietari di Belcolade, una piccola frabbrica di cioccolato a conduzione familiare, che produce prelibatezze che i cuochi e buongustai vengono a visitare da tutto il mondo. I visitatori del museo possono osservare tutta la fase della preparazione del cioccolato stato fatto. Una sezione del museo è dedicata ai benefici per la salute di cioccolato.
I canali di Bruges
I canali di BrugesPer via dei suoi canali di Bruges è spesso chiamato ‘La Venezia del Nord’. La situazione dell’acqua e della vita su di essa in entrambe le città è stata, però, molto diversa. Venezia è stata fondata su isole in una laguna del mare Adriatico. Bruges si trova più in profondità nell’entroterra; almeno ora, perché nei cinque secoli a.C la costa fiamminga deve essere stata invasa più volte dal Mare del Nord. Quando le acque si ritirarono si lasciarono alle alle spalle diversi bracci di mare e canali, mediante il quale le navi potessero raggiungere la zona dove ora si trova a Bruges
Palazzo e Complesso Adorno
Palazzo e Complesso AdornoIl Complesso Adorno è unico nel suo genere, perché da sei secoli appartiene da sempre alla stessa famiglia. Oggi il conte e la contessa Massimiliano di Limburg Stirum, sono i discendenti della diciassettesima generazione dei fondatori e si dedicano con passione alla conservazione di questo eccezionale patrimonio di Bruges. Il loro obiettivo è quello di condividere questa esperienza storica e culturale con il visitatore, pur conservando il carattere intimo e familiare del sito. La famiglia Adorno è originaria di Genova. Gli Adorno sono stati una famiglia patrizia di Genova, che diede alla Repubblica numerosi dogi. Nel XIII secolo (1307), Obizzo Adorno si unì al conte delle Fiandre e lo seguì nelle Fiandre dove si stabilì. Ben presto il nuovo ramo della famiglia Adorno entrò a far parte dell’aristocrazia di Bruges e presto assunse posizioni chiave nell’amministrazione e nella vita economica della città. Il più famoso discendente della famiglia è Anselmo Adorno. Nato nel XV secolo, divenne un importante uomo d’affari, diplomatico e cavaliere. Anselmo (1424-1483) fu hoostman, cioè tesoriere di Bruges e possessore di più signorie. Viaggiò in Siria e in Africa, fu ambasciatore di Carlo il Temerario in Persia, ebbe il titolo di consigliere da Giacomo II, re di Scozia, e morì di morte violenta il 23 gennaio 1483. Fu durante la vita di quest’ultimo che la tenuta degli Adorno assunse la sua forma attuale: un insieme di edifici che comprende principalmente un palazzo, sei annessi e una cappella, la Chiesa di Gerusalemme (Jerusalem Kerk). In seguito furono aggiunti un negozio e una sala da tè per migliorare le visite. Il biglietto d’ingresso comprende anche il Museo del Merletto qui ospitato Adorno, dove si possono vedere donne e ragazze del posto apprendere il mestiere tradizionale e l’arte del pizzo.
Informazioni e orari
Dal lunedì al sabato, dalle 10.00 alle 17.00. Chiuso la domenica e nei giorni festivi. Adulti: 7 €, oltre i 65 anni: 5 €, giovani dai 7 ai 25 anni: 3,50 €. Bambini fino a 6 anni: soggiorno gratuito.
Chiesa di Gerusalemme
La chiesa di Chiesa di Gerusalemme appena menzionata possiede una particolare con la torre ottagonale. Come detto venne costruita dalla famiglia Adorno, mercanti di origine italiana (genovese) e ancora oggi di proprietà privata. La famiglia Adorno aveva una tradizione di venerazione dei luoghi santi di Gerusalemme. Pietro II Adorno e Giacomo Adorno, nipoti di Obizzo, iniziarono a costruire la chiesa nel 1428 completata in seguito da Anselmo Adorno completò questo notevole edificio.
Nel 1470 lo stesso Anselmo intraprese un pellegrinaggio a Gerusalemme, accompagnato dal figlio Giovanni Adorno, che divenne in seguito canonico del Capitolo di San Pietro a Lille. Dopo il loro ritorno l’edificio fu completato. La Chiesa di Gerusalemme doveva essere una copia della Chiesa del Santo Sepolcro di Gerusalemme. La tomba al centro della chiesa in marmo nero di Tournai è proprio quella di Anselmo e di sua moglie Margriet. La sua architettura, la decorazione interna e le preziose reliquie sono una testimonianza originale della venerazione degli Adorno per Gerusalemme. Questa cappella cattolica viene utilizzata dalla famiglia per celebrare eventi religiosi, compresi i battesimi. Tutt’oggi sopravvive la “genoese lodge”, loggia dei genovesi, edificio nel quale i mercanti genovesi esercitavano il loro potere.
Palazzo Provinciale – Provinciaal Hof
Provinciaal HofIn origine, il sito della Piazza del Mercato, la Grand-Place era occupato da un magazzino centrale per le navi, il Waterhalle, che fu demolito nel 1797 per far posto ad un primo edificio della Corte Provinciale. Dopo l’incendio del 1878, questo imponente edificio neogotico fu costruito in due fasi tra il 1887 e il 1921. Fino al 1999, è stata la sede del Consiglio provinciale delle Fiandre occidentali. Oggi è un edificio adibito a cerimonie e mostre. L’ufficio postale dell’ala sinistra ha aperto le sue porte nel 1891, mentre sull’ala destra si trova l’Historium, una recente attrazione progettata per dare vita alla storia della città, in particolare attraverso processi di realtà virtuale.
Begijnhof – Beghinaggio
il Beghinaggio, è un luogo molto caratteristico nella cultura fiamminga. Era il luogo che ospitava le beghine, pie donne che, rimaste sole, si dedicavano all’assistenza dei poveri e dei malati. É situato tra il centro della stazione e la città, con piccole case dipinte di bianco ed eleganti platini; un posto tranquillo dove poter fare rilassanti camminate.

Prendetevi il tempo per passeggiare tra i corridoi di questo posto e godetevi il momento. E’ un luogo un po’ magico. Il principesco “beguinage TenWijngaarde”, che significa “della vite”, è un’oasi di pace e tenerezza. Caratteristica tipicamente fiamminga dicevamo Il Beghinaggio di Bruges, con le facciate bianche delle case e il giardino verde e stranamente silenzioso, fu fondata da Margherita II delle Fiandre (anche conosciuta come Margherita di Constantinopoli in quanto moglie del primo imperatore dell’impero latino di Costantinopoli, Baldovino delle Fiandre). I beghinaggi, situati principalmente nel nord Europa, sono definiti come autentici villaggi nelle città medievali. Il termine Begijnhof alla fiamminga o beguinage in francese si riferiscono ad una comunità autonoma di pie donne, a volte ad un gruppo di edifici integrati, generalmente costruiti attorno ad un cortile alberato, che ospita una comunità e comprende non solo installazioni domestiche e monastiche, ma anche laboratori utilizzati dalla comunità e un’infermeria.
Nei primi tempi del beghinaggio di Bruges, le beghine non vivevano in case individuali, ma in case collettive; questo è gradualmente cambiato, e nel XV secolo si è gradualmente stabilito un divario sociale tra beghine ricche e quelle meno abbienti. Nonostante fosse poco preso di mira da iconoclasti, il beghinaggio fu evacuato nel 1582 dal potere calvinista. La chiesa, che fungeva da magazzino, vide il suo tetto distrutto da un incendio. Dopo la restaurazione cattolica nelle fiandre, ci fu un periodo di fioritura nel XVII secolo: ristrutturazione degli edifici, abbellimento della chiesa restaurata, ma anche una modifica degli statuti, riservando di fatto il soggiorno alle signore dell’alta società per assistere al corteggiamento. Delle 150 beghine che si contavano nel XV secolo, solo una ventina rimasero all’inizio del XIX secolo. Per rimediare al declino numerico e per contrastare il degrado degli edifici, il sacerdote del beghinaggio ebbe l’idea nel 1927 di attirare suore benedettine francesi. Ancora oggi diverse suore benedettine vivono nelle case del beghinaggio.
Il Beghinaggio di Bruges, considerato il più bello dei Beghinaggio fiamminghi, comprende: un cancello d’ingresso neoclassico del 1776, alla fine di un ponte dello stesso periodo; un giardino di pioppi, delimitato da quasi tutte le case di Beghinaggio in stile tradizionale simili del XVII secolo per la maggior parte e dei secoli successivi per alcune altre. Ci sono ancora alcune rare case cinquecentesche. La chiesa risale alla metà del XIII secolo, ma è stata ridisegnata nel XVIII secolo.
Anche alcuni mendicanti venivano ospitati nel beghinaggio. Questi ultimi vivevano oltre che di elemosine lavorando con piccoli lavori di artigianato, nella produzione di ceramica e dnella copia di libri. Le monache benedettine spesso indossano ancora l’abito del XV secolo.
Museo Gruuthuse
Questo antico edificio era la residenza della famiglia Gruuthuse, resa ricchissima dal monopolio della vendita della “gruit”, l’orzo, la miscela con cui si produceva la birra, poi sostituita dal luppolo. A Bruges, dà gru + huuse (casa). Il palazzo dei Signori di Gruuthuse risale al XV secolo e ospita 22 stanze da visitare. Le collezioni e gli oggetti scoperti sono straordinari: sculture, mobili antichi, porcellane, tessuti e pizzi, oggetti che testimoniano la vita tra il XV e XIX secolo. Nella sala principale, affacciata su un monumentale camino ottocentesco, arazzi in lana e seta del XVII secolo rappresentano la storia di una coppia di pastori: Gombaut e Macée. Questo ambiente lussuoso testimonia la ricchezza dei signori di Gruuthuse.
Il museo Gruuthuse è un museo molto piacevole da visitare perché è un’ottima occasione per vedere le sale di un bellissimo palazzo gotico del XV secolo. La splendida villa si trova a pochi metri dalla Chiesa di Nostra Signora, quella dove si trova la scultura di Michelangelo per intenderci, e molto vicino al Museo Groeninge, formando uno dei tanti angoli.
La sua collezione permanente è estremamente varia e si concentra sulle arti decorative. Dal magnifico atrio d’ingresso al salone principale si possono ammirare diversi oggetti di interesse. Alcuni sono pezzi che si riferiscono alla vita quotidiana e vi daranno un’idea di come era la vita di una famiglia importante ai tempi del più grande sviluppo commerciale di Bruges, che in certi momenti intorno al 400 è stata (forse accanto a Firenze) la più ricca città del mondo. Attireranno la vostra attenzione i bellissimi mobili in legno intagliato, gli alti soffitti sostenuti da colonne riccamente decorate, le sculture, le porcellane, lo spettacolare camino che presiede la sala principale e, soprattutto, i preziosi arazzi che potrete vedere nelle diverse stanze.
Il museo ospita anche un’interessante collezione numismatica e pezzi archeologici di grande interesse. I piccoli dettagli, come i gioielli o i costumi esposti, permettono di “viaggiare” nel tempo e immaginare la vita quotidiana in questo palazzo la cui architettura tradizionale è un esempio fedele delle tipiche case fiamminghe.
Ospedale di San Giovanni
L’Ospedale di San Giovanni: il Sint-Janshospitaal (oggi Memling in Sint-Jan – Ospedale Museo) è uno degli edifici ospedalieri più antichi e meglio conservati in Europa. Rimase in servizio fino al 1976 e i religiosi vi assistevano i pellegrini. L’architettura interna, con i suoi mattoni e le sue travi, è impressionante. Ospita un museo con dipinti di Hans Memling e rappresentazioni varie della vita in una corsia d’ospedale medievale. In soffitta i visitatori possono ammirare uno dei più antichi sistemi di copertura del mondo, mentre il giardino delle erbe aromatiche merita anch’esso una bella visita.Il museo oggi ospitato al suo interno ricrea l’atmosfera delle camere e la vita ospedaliera dell’epoca. Si possono vedere, tra le altre cose, libri, registri, lettere e sigilli, utensili per la cura, stoviglie, abiti da suora…. È nella cappella dell’ospedale che si può vedere il grande talento di Hans Memling, il più famoso dei pittori gotici cristiani, nato intorno al 1435 a Seligenstadt, in Assia, stabilitosi a Bruges dal 1465 e morto nelle Fiandre nel 1494. Qui sono esposti i suoi capolavori, creati nel XV secolo per l’istituzione, come il famoso Santuario di Sant’Orsola. Erede di Van der Weyden e antesignano di Bruegel, Memling è conosciuto come maestro del ritratto.
Meritano una visita anche l’orto botanico delle piante medicinali e l’antica farmacia del XVIII secolo. Gli edifici ristrutturati del XIX secolo sono oggi occupati dal Centro Oud Sint-Jan, che organizza mostre e congressi. Una visita al sottotetto permette inoltre di ammirare la struttura, una delle più monumentali e antiche d’Europa.
Minnewater – Il lago degli innamorati a Bruges
Il lago degli innamorati a BrugesPer la maggior parte dei visitatori il Minnewater e il suo bellissimo parco sono l’ingresso alla città di Bruges. Questo corso d’acqua è stato un bacino da dove le navi provenienti da tutto il mondo allora conosciuto, anche da posti come la Russia venivano carichi di carichi di lana, vino, spezie e sete e ripartivano con il pregiato carico di panno fiammingo. Minnewater è un lago canalizzato e dal ponte del 1740 si può già godere di una bella vista panoramica sulla città.
Chiesa di Sant’Anna – Sint-Annakerk
Chiesa di Sant’Anna è un sobrio edificio in mattoni, ricostruito sulle rovine dell’antica chiesa gotica distrutta dagli iconoclasti del XVI secolo (1581), inaugurato nel 1624 e in stile rinascimentale, rivela un interno dolce completamente rococò. Dopo la vittoria dei protestanti durante la Rivoluzione Olandese, questa chiesa cattolica (come molte altre a Bruges) fu abbandonata e rimase in rovina fino al 1611, quando iniziò la sua seconda vita. Nei 13 anni successivi fu ricostruita. La navata centrale è interamente rivestita in legno lavorato secondo il gusto della fine del XVII secolo. La ricchezza dell’ambiente è completata dai mobili e dalle numerose opere d’arte, tra cui l’immensa tela di Herregouts, il Giudizio Universale (1685). Interessanti la complessità del paravento in marmo, il ricco rivestimento in legno con cabine confessionali incassate e le tele di Jan Garemijn. È un po’ fuori mano.
Diamanthuis Museum
Diamanthuis MuseumBruges è il centro diamantifero più antico d’Europa, anche se Anversa è il centro più importante. Il Museo dei Diamanti invita a intraprendere un viaggio iniziatico nel mondo di questa pietra bellissima e durissima, il cui taglio è stato inventato dal gioielliere di Bruges Lodewijk Van Berquem nel XV secolo. Il suo laboratorio è stato ricostruito e qui sono esposti molti documenti e oggetti relativi alla lavorazione del diamante. Le sale tematiche dettagliano “Il laboratorio di gioielleria”: come viene realizzato un gioiello di diamanti, “Le tecniche di lavorazione dei diamanti del 21° secolo”: esempio di lucidatura dei diamanti “Lesotho Promise” di 603 carati, e “The Diamond Lab”: come identificare le 8 diverse caratteristiche dei diamanti. Un’esperienza molto interattiva. Nella mostra sono incluse alcune magnifiche pietre e repliche dei 20 diamanti più grandi del mondo. Tutti i giorni alle 12:15 vi è una dimostrazione dal vivo della lucidatura della pietra.
Informazioni e orari
Chiuso il 1° gennaio e il 25 dicembre, così come la 2° e la 3° settimana di gennaio. Aperto dalle 10:30 alle 17:30 tutti gli altri giorni. Spettacolo di taglio dei diamanti ogni sabato e domenica tutto l’anno alle 12:15 e 15:15 e dal lunedì al venerdì dal 1/04 al 31/10. Adulto: 9,50 €. Bambini e studenti: 8,50 €. Famiglia 30 €.
43, Katelijnestraat
8000 Bruges – Brugge
Godshuizen (Case di Dio)
Godshuizen (Case di Dio)Il paesaggio urbano di Bruges è ricco di piccole chiese imbiancate a calce, generalmente raccolte intorno ad un sobrio giardino interno, con cappella, pozzo o pompa dell’acqua. Le Case di Dio, in olandese Godhuizen, sono abitazioni sociali, precursori del loro tempo, che furono costruite nel XIV secolo dalle ricche corporazioni borghesi per dare rifugio ai poveri anziani e alle vedove. Sono stati conservati 46 templi, sparsi in tutta la città, di cui 43 sono ancora abitati da anziani. Dalla Rivoluzione francese, la maggior parte di queste case sono diventate proprietà dello Stato. La maggior parte di loro sono ancora abitate da persone anziane. Ci sono molti di loro intorno a Katelijnestraat e vicino all’ospedale. Tra i complessi più belli: De Meulenaere e Sint-Jozef (Nieuwe Gentweg 8-22), Sint-Joosgodshuis (Ezelstraat 83-105), Godshuis De Vos (Noordstraat 6-14), O.L.Vrouw van Blindekens (Kreupelenstraat 12-16), De Pelikaan (Groene Rei 8/1-4), Zorghe, Paruitte en Schippers (Stijn Streuvelsstraat), Van Volden e De Moor (Boeveriestraat 50-76), Il convento romano (Katelijnestraat 9-19).
Museo del Pizzo – Kantcentrum
il Museo del Pizzo o del Merletto o Kantcentrum, è il museo è ospitato vicino alla Chiesa di Gerusalemme, nelle case dove un tempo vivevano le merlettaie. Già nel XVIII secolo, le suore apostoliche avevano organizzato l’insegnamento dell’arte del merletto per le ragazze povere. Installata nel secolo scorso negli edifici annessi alla chiesa di Gerusalemme, la scuola è quasi scomparsa negli anni Sessanta. Oggi sono ripresi i corsi di iniziazione per adulti. Se volete assistere ad una dimostrazione, visitate il museo nel pomeriggio. Il centro del merletto comprende anche una mostra di pezzi antichi del XVIII e XIX secolo, pizzi neri di Chantilly, pizzi delle Fiandre e pizzi di Valenciennes.
Informazioni e orari
Museo aperto tutti i giorni dalle 9:30 alle 17:00. Dimostrazioni del merletto dal lunedì al sabato dalle 14.00 alle 17.00. Prezzi: 6 €, biglietto combinato Centro del merletto / Museo della Vita: 10 €. Laboratori per bambini, laboratori personalizzati.
16, Balstraat
8000 Bruges – Brugge
Birreria De Halve Maan

De Halve Maan è una birreria di famiglia, menzionata per la prima volta nel 1546, ha perpetuato la lunga tradizione birraria di Bruges per più di sei generazioni. È nota soprattutto per la sua Brugse Zot, una gustosa birra bionda di alta fermentazione a base di malto, luppolo e lievito, che le è valsa diversi premi. C’è anche una doppia a 7,5°, una tripla a 9° e una quarta varietà che è stata rilasciata nel 2010. Si può fare una visita guidata della durata di circa un’ora. Viene spiegato l’intero processo di produzione della birra. La birreria è stata completamente ristrutturata di recente. La produzione di birra e la fermentazione sono ancora in loco, il che ne fa l’ultimo vero e proprio birrificio nel cuore di Bruges. Oltre ai laboratori di produzione (tutto viene prodotto in loco), si trovano una taverna e un ristorante dove si possono gustare molte birre a base di piatti regionali e specialità di birra. Tutto è fatto in casa. La terrazza offre una pausa rilassante nelle giornate di sole. La splendida vista panoramica di Bruges dal terzo piano e il negozio sono ulteriori motivi per non perdere questa visita.
Bruges e il cioccolato
“Il miglior cioccolato al mondo è quello belga, ma i migliori maîtres chocolatier belgi son quelli di Bruges…”, recita un motto che circola nell’ambiente dei cioccolatieri fiamminghi. Campanilismo a parte, è fuori dubbio che il cioccolato (insieme alle birre) rappresenti un’icona e un vanto della cultura gastronomica delle Fiandre. Con 8 kg di cioccolato consumato a persona all’anno, circa 500 maestri cioccolatieri e oltre 2.000 chocoshop, uno ogni 5.500 abitanti, il Belgio è in testa alla classifica mondiale dei golosi di cioccolato. Parlando di Bruges, considerata da molti la più bella città del Belgio, difficilmente troviamo un’altra destinazione al mondo che vanti una così alta concentrazione di chocolate house. Nel raggio di poche centinaia di metri, mentre vi godete le vedute di palazzi storici, passeggiando nel cuore di Bruges, rapiti dal profumo dello zucchero vanigliato dei waffel che si respira nell’aria e dallo scalpitare lento degli zoccoli dei cavalli che trainano antiche carrozze, si passa da una cioccolateria all’altra.
Qualità e originalità nelle proposte dei maestri di Bruges
Ciò che colpisce della perla delle Fiandre non è solo la quantità e la concentrazione di pralinerie, ma la qualità e l’originalità delle specialità proposte da ciascuna, in un viaggio nel tempo tra tradizione e innovazione. Qui sotto vi proponiamo la testimonianza del maestro cioccolatiere Dominique Persoone nonché una selezione delle migliori cioccolaterie, quelle più amate dai locali, dalle migliaia di turisti ma anche dalle guide specializzate come la Gault Millau o la Handmade in Brugge. Un primato invidiabile, che ha come unico concorrente l’aeroporto di Bruxelles, il luogo dove si “spaccia” il quantitativo più importante di cioccolato al mondo, sotto forma di praline, tartufi o tavolette. Del resto l’origine della diffusione del cioccolato nelle Fiandre risale all’epoca dei Paesi Bassi spagnoli, quando il porto di Anversa divenne un punto di smercio del cacao proveniente dal Nuevo Mundo, specie da Curaçao, la piccola isola dell’India occidentale. Basti pensare che le prime tracce di cioccolato furono trovate a Gand nel 1635, nell’abbazia di Baudeloo, come oggetto di un dono offerto ai monaci. All’epoca il cacao veniva servito sotto forma di bevanda esclusiva, riservata alla famiglia reale e agli aristocratici. Bisognerà aspettare la fine del 1700 per trovare il cioccolato nelle preparazioni dolci e una sua diffusione più democratica. Risale invece al 1845 l’apertura della prima chocolaterie, fondata da Adolphe Meurisse ad Anversa. Nel 1857 si sperimentò l’antenato della pralina, grazie all’idea di un farmacista di avvolgere una medicina in uno strato di cioccolato per nascondere il sapore amaro. Idea ripresa agli inizi del ’900 dal cioccolatiere Jean Neuhaus Junior che creò la prima vera pralina, ricoprendo diverse farce dolci con cioccolato bianco, fondente o al latte.
Gli indirizzi da non perdere
Chocolaterie Sukerbuyc
Dal 1977 una delle migliori pralinerie di Bruges. Ai grandi classici affianca creazioni ispirate ai tropici con farciture al cocco o al lime kalamansi filippino. (Katelijnestraat 5, Bruges)
Chocolatier Dumont
Famoso per la sua pralina ripiena di gruut, il composto aromatico che si usava a Bruges per aromatizzare le birre intorno al 1400, prima di passare al luppolo, un mix di erbe aromatiche che prevedeva spezie come il coriandolo ed erbe come l’anice. (Simon Stevinplein, Eiermarkt, Walplein, Bruges)
Chocolatier Van Oost
Dal 1974 Rudy Timmerman si mantiene fedele alla tradizione con le sue 65 varietà di praline classiche. Da non perdere la pralina al caramello con sale di Camargue e quelle al marzapane. Tra le novità, quella allo yuzu giapponese. (Wollestraat 11, Bruges)
Pralinette
Fangio De Baets propone un assortimento di praline impressionante. Oltre ai classici, da non perdere la ganache aromatizzata con l’infuso di tè Blue Grey e le nuove praline arricchite con Whisky & cola o Vodka & Red Bull. (Wollestraat 31b, Bruges)
BbyB – Babelutte by Bartholomeus
Bart Desmidt e Jan Verleye propongono venti esperienze di gusto e una vasta gamma di abbinamenti sorprendenti come il cioccolato con rabarbaro e violette. La loro pralina d’autore al cioccolato fondente e burro salato porta il numero 58. (Sint-Amandsstraat 39, Bruges)
Chocolaterie Spegelaere
Dal 1954 la chocolaterie tra le più amate dai locali. Sono famosi per i loro grappoli d’uva al cioccolato, ripieni di marzapane, che non mancano mai come dono sulla tavola delle feste. (Ezelstraat 92, Bruges)
Bruges è molto amata anche per la tradizione culinaria: un mix piuttosto variegato (ma equilibrato) tra i gusti che contraddistinguono la cucina francese e quelli della cucina tedesca, che vanno a creare un menù ricco di piatti molto diversi fra loro, dagli antipasti ai dolci golosi. Scopriamo allora insieme quali sono i piatti tradizionali e le specialità tipiche di Bruges, con qualche indirizzo utile e alcune curiosità.
Cucina fiamminga: i piatti tipici di Bruges
Moules-frites
In cima alla lista dei piatti tipici di Bruges, ci sono le moules-frites, ovvero cozze e patatine fritte. Questo piatto è un vero e proprio simbolo della cucina belga e viene servito in quasi tutti i ristoranti della città. Le cozze vengono cotte in una deliziosa salsa a base di burro, cipolle, sedano, porri e vino bianco, e servite accompagnate dalle immancabili patatine fritte. Ricordatevi di accompagnare il tutto con una buona birra belga, per un’esperienza culinaria autentica.
Carbonade flamande
La carbonade flamande è uno stufato di manzo tipico della regione delle Fiandre. Il segreto di questo piatto è la sua cottura lenta e la presenza della birra, che conferisce al manzo un sapore unico e irresistibile. La carbonade viene solitamente servita con patatine fritte o pane e può essere arricchita con prugne secche, cipolle caramellate e altri ingredienti che variano a seconda delle ricette locali.
Waterzooi
Il waterzooi è una zuppa cremosa a base di pollo o pesce, anch’essa tipica della cucina fiamminga. La ricetta originale prevede l’utilizzo di pesce di fiume, ma nel tempo la versione a base di pollo è diventata più popolare. Il waterzooi è preparato con verdure come carote, sedano, porri e patate, e viene arricchito con panna e tuorlo d’uovo per ottenere una consistenza cremosa e avvolgente. È un piatto sostanzioso e confortante, perfetto per scaldarsi nelle fredde giornate invernali.
Paling in ‘t groen
Un altro piatto tipico di Bruges e delle Fiandre è il paling in ‘t groen, ovvero anguilla in salsa verde. Le anguille vengono cotte in una salsa a base di diverse erbe aromatiche, come prezzemolo, dragoncello, cerfoglio e pimpinella, che conferiscono al piatto il suo caratteristico colore verde. Il paling in ‘t groen è un piatto saporito e originale, che offre un’esperienza culinaria unica.
Garnaalkroketten
Le garnaalkroketten, ovvero crocchette di gamberi, sono una portata che di solito si consuma come antipasto. Queste crocchette croccanti sono preparate con un ripieno di gamberi, besciamella e spezie, avvolto in una panatura dorata. Sono servite calde, spesso accompagnate da una salsa tartara o maionese e insalata. Le garnaalkroketten sono un’ottima opzione per iniziare un pasto in uno dei ristoranti di Bruges, offrendo un assaggio del mare e delle tradizioni culinarie locali.
Stoemp
Lo stoemp è un piatto rustico e sostanzioso. Si tratta di un purè di patate e verdure, come carote, cavolo e porri, arricchito con burro e spezie. Lo stoemp può essere servito come contorno a piatti di carne, come salsicce o stufati, oppure come piatto unico per una cena semplice e gustosa. In alcuni ristoranti di Bruges, potrete trovare varianti dello stoemp con l’aggiunta di formaggio, pancetta o altri ingredienti.
Vlaamse asperges
Gli asparagi fiamminghi, o Vlaamse asperges, sono un piatto tipico della primavera, quando gli asparagi freschi sono disponibili nei mercati locali. Gli asparagi vengono lessati e serviti con prosciutto, uova sode, patate bollite e una salsa olandese fatta in casa. È un piatto semplice ma raffinato, che celebra i sapori freschi e delicati della stagione.
Wafels
Non si può parlare della cucina fiamminga senza menzionare i famosi wafels, o waffle. A Bruges, potrete trovare waffle dolci e salati, serviti sia nei ristoranti che nei chioschi per le strade. I waffle dolci sono spesso guarniti con cioccolato fuso, panna montata, frutta fresca o gelato, mentre i waffle salati possono essere farciti con formaggio, prosciutto, verdure e altre delizie. Non dimenticate di assaggiare i waffle di Liegi, caratterizzati da una consistenza più densa e croccante rispetto alle waffle tradizionali.
Speculoos
Infine, tra i dolci tipici di Bruges e delle Fiandre, non possiamo non citare gli speculoos. Questi biscotti croccanti e speziati sono preparati con cannella, zenzero, chiodi di garofano e noce moscata, e hanno una forma caratteristica che raffigura figure e scene tipiche del folklore locale. Gli speculoos sono perfetti da gustare con un caffè o un tè, e rappresentano un souvenir goloso da portare a casa dopo il vostro viaggio a Bruges.
In conclusione, la cucina fiamminga offre una varietà di sapori e tradizioni che riflettono la ricchezza culturale e storica di Bruges e delle Fiandre. Durante il vostro soggiorno nella Venezia del Nord, non perdetevi l’occasione di assaggiare questi piatti tipici e di immergervi nella gustosa tradizione gastronomica locale. Inoltre, per completare la vostra esperienza culinaria a Bruges, vi consigliamo di visitare i mercati locali e di scoprire i prodotti tipici della regione, come il formaggio, la birra e il cioccolato.
Tarte Tatin fiamminga
Un’altra delizia dolce tipica di Bruges è la Tarte Tatin fiamminga, una variante locale della classica torta di mele rovesciata francese. La Tarte Tatin fiamminga è preparata con mele caramellate, pasta frolla e, a volte, una spolverata di cannella. È un dolce semplice ma delizioso, ideale per concludere un pasto o per accompagnare una tazza di tè nel pomeriggio.
Boudin blanc
Il boudin blanc è un insaccato tipico, a base di carne di maiale e spezie. È simile alle salsicce, ma ha una consistenza più morbida e cremosa. Il boudin blanc può essere servito grigliato, arrosto o bollito, e viene spesso accompagnato da crauti, purè di patate o verdure. È un piatto saporito e sostanzioso, perfetto per gli amanti della carne.
Filet américain
Il filet américain è una preparazione a base di carne cruda di manzo, simile al tartare. La carne viene tritata finemente e condita con cipolle, capperi, senape, tuorlo d’uovo e altre spezie, e viene solitamente servita con pane tostato e insalata. Il filet américain è un piatto fresco e gustoso, ideale per un pranzo leggero o un antipasto.
Bruxelles
Bruxelles 2.708.766 abitanti è la capitale del Belgio ed è considerata la capitale de facto dell’Unione europea in quanto sede di varie istituzioni, tra cui la Commissione europea, il Consiglio europeo, il Consiglio dell’Unione europea e, parzialmente, il Parlamento europeo (ufficialmente con sede a Strasburgo). A Evere ha inoltre sede il quartier generale della NATO. Bruxelles ospita anche il Comitato delle Regioni e il Comitato economico e sociale.

Il toponimo Bruxelles deriva da Bruocsella o Brucsella, che significa “casa (sel) nella palude (broek)”; tali termini vennero in seguito latinizzati in “Brucsella”. I toponimi Bursellec e Brusellec sono attestati in alcuni documenti italiani dell’inizio del XII secolo
Gran parte dell’area metropolitana di Bruxelles è amministrata dalla regione di Bruxelles-Capitale, suddivisa in 19 comuni, tra cui quello del centro storico, il Comune di Bruxelles propriamente detto.
Non si conosce con certezza l’anno di fondazione di Bruxelles, anche se la zona già era nota nel VII secolo, quando il Vescovo di Cambrai fece costruire una cappella in una delle isole del fiume Senna. Intorno alla cappella fu creata una comunità che fu battezzata con il nome di “Broeksele”.
Ufficialmente si è stabilita come data di fondazione il 979, quando il Conte di Brabante fece edificare una fortezza per ordine di Ottone II il Sanguinario, Imperatore del Sacro Impero, per poter difendere la piazza.
Soltanto a partire dal XII secolo, quando i Conti di Brabante si installarono sul monte Coudenberg, l’attuale Piazza Reale, questa zona iniziò a definirsi come città.
Situata nel percorso che porta da Bruges a Colonia, divenne famosa per essere un importante centro del commercio locale. Fece parte delle città che organizzarono le Ferie di Champagne (Foires de Champagne) e. alla fine del XIII secolo, s’integrò alla Lega Anseatica (Hanse).
L’organizzazione medievale
Prima le stoffe, poi il lino e i tappeti… furono questi prodotti che incentivarono la scalata sociale della classe agiata dei “Lignages”, ovvero delle famiglie benestanti che si dividevano il potere municipale e che ottennero dal Duca di Brabante una serie di privilegi politici e commerciali.
Nel 1306, è documentata l’esistenza di Sette Lignages, che formavano il Patriziato e la nobiltà urbana. Dopo il discorso del fattore (villicus), ovvero il rappresentante del duca in città, i Lignages eleggevano, ogni anno, i membri della giuria.
L’elezione era annuale, per impedire che i Lignages lottassero fra di loro per far valere le proprie idee. Sono celebri le dispute del XV secolo fra le famiglie dei Van Lombeke e dei Van den Heetvelde.
I Lignages si negarono a dividere il proprio potere con gli artigiani e le classi più umili. Nei primi anni del XIV secolo si realizzò una rivolta degli artigiani (tessitori, follatori, tintori, etc.).
Nel 1390, i Lignages furono costretti a concedere ai lavoratori il diritto di aggregarsi in corporazioni d’arti e mestieri.
Nel 1421, si approvò una costituzione municipale che rimase in vigore fino al 1795 e che divise il potere fra il Patriziato, formato dai Sette Lignages e dalle corporazioni d’arti e mestieri, aggruppati nelle Nove Nazioni.
La dominazione spagnola
Dopo l’unione di Brabante e Borgogna, Bruxelles divenne la capitale. Nel 1477 Bruxelles passò sotto l’Impero Spagnolo e divenne la sede dei governatori delle Fiandre.
Nel 1609 si separarono le Provincie Unite del nord e Bruxelles rimase la capitale dei Paesi Bassi Spagnoli. Un dato interessante: fu proprio a Bruxelles che Carlo V abdicò come re di Spagna.
Bruxelles ebbe un ruolo importante nelle guerre di religione. Già nel XIII secolo era uno dei centri dell’eresia delle beghine (beghards) e il suo clima di tolleranza fu la ragione per cui qui fissò la sua residenza Erasmo. Il luteranismo e il calvinismo presto si introdussero nella città.
Nel 1567 le lotte politiche e religiose si estesero per tutta la zona delle Fiandre e il re Filippo II di Spagna, per soffocarle, inviò il Duca d’Alba, che divenne famoso per la sua implacabile repressione politica nella zona. Creò il Tribunale dei Tumulti (Conseil des Troubles) per giudicare agli eretici e ai dissidenti, cosa che produsse un grande malessere nella regione e fu una delle cause della Guerra degli Ottant’anni (o Guerra delle Fiandre).
Nella rivolta capeggiata da Guglielmo d’Orange contro la Spagna, aiutato dai “gueux o mendicanti del mare” (come chiamavano i pirati), Bruxelles appoggiò la causa dell’Indipendenza.
L’instabilità politica affondò economicamente la città e non riuscì a riprendersi fino all’arrivo della figlia di Filippo II, l’Infante Isabella, sposata con l’Arciduca Alberto d’Austria.
Nel 1713 Bruxelles passò, con il trattato di Utrecht, dalla supremazia spagnola a quella austriaca.
L’indipendenza
Nel 1789 i belgi si opposero agli austriaci e proclamarono gli Stati Uniti del Belgio, ma poco dopo, nel 1795, fu occupata dalle truppe napoleoniche e fu parte della Francia fino al 1814.
Nel 1815, dopo la sconfitta di Napoleone a Waterloo, Bruxelles si unì al nuovo regno dei Paesi Bassi,creato a seguito del Congresso di Vienna.
Il 25 agosto 1830 un nuovo movimento d’insurrezione, contro i Paesi Bassi, diede l’Indipendenza al Belgio, nominando Leopoldo I come suo primo re e a Bruxelles come capitale della nuova nazione.
Nel corso degli anni, Bruxelles è cresciuta costantemente, tranne per l’interruzione delle due guerre mondiali, durante le quali fu occupata dalle truppe tedesche. La sua importanza nel Novecento è evitente anche per il fatto che fu sede di tre esposizioni universali (del 1897, 1910 e 1958); in occasione dell’ultima esposizione si costruì l’Atomium che, insieme al Manneken Pis, è diventato il simbolo della città.
Oggigiorno Bruxelles è una città cosmopolita, quale capitale dell’Unione Europea ed accoglie il Parlamento Europeo, la Commissione e il Consiglio Europeo. È inoltre sede della NATO ed è diventata l’arbitro nelle dispute delle inconciliabili comunità dei fiamminghi e dei valloni.
Grand Place
La Grand Place è il cuore di Bruxelles e una delle piazze più belle del mondo, patrimonio dell’umanità UNESCO. Su questo vasto spazio si affacciano gli edifici di rappresentanza del glorioso passato.

Ogni due anni la grande piazza si veste di colori e profumi per il Flower Carpet: oltre 500mila fiori formano un tappeto con un disegno originale. L’evento si tiene durante il weekend di Ferragosto: nel 2024 sarà dal 16 al 19 agosto.
Il Municipio (Stadhuis), in stile Gotico brabantino, con il suo Belfort, la torre civica alta ben 96 metri, che per bellezza e imponenza è chiamata anche Tour Inimitable. Le Case delle Corporazioni cittadine, una più bella dell’altra, tutte riccamente decorate.
La Grand Place è un luogo da scoprire col naso all’insù, scattando centinaia di fotografie, ammirando gli stupefacenti dettagli delle facciate. Di notte l’illuminazione rende la piazza ancora più suggestiva, perciò ti raccomandiamo una passeggiata serale.
Manneken Pis
Non riusciamo a spiegarci il successo di questa statua alta 50 centimetri, uno dei simboli di Bruxelles. Il Manneken Pis, un bambino di bronzo che fa la pipì, rappresenterebbe l’indipendenza di spirito degli abitanti della città.
In occasioni speciali, la piccola statua viene rivestita con abiti particolari: il suo guardaroba conta a oggi più di 800 pezzi ed è custodito nella Maison du Roi sulla Grand Place, all’interno del Museo della Città.
Museo della Città di Bruxelles – Brussels City Museum
- Orari: dal martedì alla domenica, 10.00-17.00
- Biglietti: adulti € 8, studenti € 4, under 18 gratis, gratis la prima domenica del mese
Atomium
L’Atomium, forse il simbolo più conosciuto di Bruxelles e del Belgio, è una struttura costruita per l’Expo del 1958 e progettata dall’architetto André Waterkeyn. Si trova nel parco Heysel, abbastanza lontano dal centro).

L’Atomium è formato da nove sfere, che rappresentano gli atomi di una molecola di cristallo di ferro. Sei sfere sono aperte al pubblico e collegate tra loro da scale mobili: in quella più in alto si trova un ristorante panoramico. Noi andavamo di fretta, perciò ci siamo limitati a qualche foto dall’esterno.
- Orari: tutti i giorni dalle 10 alle 18
- Biglietti: adulti €15, riduzioni per bambini, studenti e anziani (€8 – 13)
- Possibilità di biglietti combinati con museo ADAM
- Ristorante aperto a pranzo (12-15) e cena (19-21.30), chiuso domenica sera
Mont des Arts e i musei di Bruxelles
Il Mont des Arts è un’area di Bruxelles che si trova tra il centro e il quartiere reale, costruita a metà Novecento. Dal giardino si può ammirare una bella vista sulla città, mentre a poca distanza si trovano alcuni degli edifici più importanti di Bruxelles: il Palazzo Reale, la Cattedrale e i principali musei della città.
Tra i musei di Bruxelles meritano certamente una visita: il MIM (Museo degli Strumenti Musicali), il Museo Magritte, il Museo BELvue e il Museo Fin-de-Siècle.
Place Sainte-Catherine
Il quartiere di Sainte Catherine si estende alle spalle della Grand Place, sul lato nord-ovest. Un tempo il fiume Senne, oggi insabbiato, arrivava fin nel cuore della città, risalito da pescherecci, e Sainte Catherine era il mercato ittico di Bruxelles. Di questo passato resta traccia nei rinomati ristoranti di pesce del quartiere.
Su Place Sainte-Catherine si affaccia l’omonima chiesa, che ha una particolarità. Lungo un lato dell’edificio si trova ancora oggi un pissoir, cioè un orinatorio, che i passanti possono usare. Se se la sentono, ovviamente.
Cattedrale dei Santi Michele e Gudula
È il principale luogo di culto cattolico della città, in stile Gotico brabantino. L’imponente facciata con le due torri dà su un viale alberato: osservarla da distanza, quando la luce del mattino filtra tra le fronde degli alberi, regala una pace unica. L’ingresso è gratuito e l’interno, con le numerose cappelle e vetrate, è molto suggestivo.
Street art a Bruxelles

- A Bruxelles la street art è ovunque. Vere e proprie opere d’arte a cielo aperto, spesso di notevoli dimensioni, pronte a far capolino dove meno te le aspetti. Manneken Peace, all’angolo tra rue du Chene e rue de l’Etuve
- Tintin, rue dell’Etuve
- Blake Mortimer, rue du Houblon (Sainte-Catherine)
- Spirou aux Marolles, rue Notre-Dame de Grâces (Les Marolles)
- Live with me di Nean, rue du Marche aux Poulets
Les Marolles
Les Marolles è un antico quartiere popolare di Bruxelles, che ha il suo centro nella Place du Jeau de balle, su cui si affaccia l’Église de la Chapelle. Qui ogni mattina si svolge un pittoresco mercatino delle pulci, dove si può trovare davvero di tutto: vecchie macchine fotografiche, abiti vintage, foto e cartoline, gioielli, cose rotte, distese di posate… È uno spettacolo unico, colorato e surreale.
Probabilmente non è il luogo più adatto dove fare affari o comprare oggetti raffinati, ma è divertente aggirarsi tra le bancarelle “disastrate” per scattare qualche fotografia. Astenersi turisti snob. La birra in Belgio
Trier Treviri
con ben nove siti del patrimonio mondiale dell’Unesco, la città più antica della Germania ospita il più bel complesso di monumenti romani del paese, tra cui una porta possente, un anfiteatro, elaborate terme, una sala del trono imperiale e la più antica chiesa vescovile del paese, che conserva sezioni romane. I tesori architettonici delle epoche successive includono la più antica chiesa gotica della Germania e la casa natale barocca di Karl Marx.
ll’alba di un settembre di oltre 2000 anni fa nasceva in Germania l’odierna città di Treviri (Trier, in tedesco), la più antica del Paese. Sito UNESCO tra i più importanti in Europa, chiunque si accosti ad una sua immagine, su cartolina o su una foto vista su internet, viene probabilmente catturato dai colori di questa città: nel complesso diversi tra loro, eppure parte di un tutt’uno armonioso, come fossero legati in un puzzle ingegnoso. Sono i colori delle sue pietre, intensi, che hanno scritto la storia di questa città. Fortezza romana TreviriIn una di queste pietre, come si può vedere ancora oggi, c’è una iscrizione latina, “Ante Roman Treveris stetit annis mille trecentsi” (prima dei romani Treviri era qui 1300 anni prima).
Certo fa un certo effetto pensare a quanti giorni di vita hanno vissuto le architetture di questa città e non c’è dubbio che Treviri sia una delle più belle località della Germania. L’intrattenimento turistico e la sua antica storia si accompagnano ad una natura rigogliosa, quella della Valle della Mosella, che circonda i dintorni urbani. Tripudio magnifico di monumenti, storia antica e moderno intrattenimento turistico, Treviri è per questo anche una delle città più visitate della del Paese, soprattutto da quando l’UNESCO, nel 1986, ha elencato i suoi preziosi tesori nella lista del Patrimonio dell’Umanità. Luce e sole sono costanti in questa parte della Germania, a pochi chilometri di confine con il Lussemburgo e del Belgio, così ben collegata con le principali città del Paese (Magonza, Bonn, Francoforte) o oltre confine anche Bruxelles, e il vicino aeroporto di Charleroi.
In un tempo ormai lontano, nel settembre dell’anno 17 a.C., i Romani decisero di stanziarsi in queste terre dando vita ad un reticolo di strade perfettamente ortogonale; era il primo indizio della città che andava sviluppandosi. Augusta Treverorum (l’odierna Treviri) fu una ‘Urbe opulentissima’, come veniva riferita dallo scrittore e geografo Pomponio Mela, vissuto nel I secolo d.C. A quei tempi la città raggiungeva i 50.000 abitanti ed era conosciuta per le ricche acque termali e, grazie alla sua perfetta posizione geografica, come principale piazzaforte romana. Nei due secoli successivi, attorno al 300 d.C. divenne la città più grande al di là delle Alpi, con 80.000 abitanti.
Treviri, viene indicata come la città più antica della Germania e le sue fondamenta si perdono infatti nel tempo. Vanno oltre la storia, nella leggenda, e si legano al millennio precedente la sua data ufficiale di nascita, ‘romana’, e cioè a quando Trebeta, figliastra della regina persiana Semiramide, fondò la città sulle rive del fiume. Giulio Cesare, 1250 anni dopo, poté solo conoscere i Treviri, potente tribù della Gallia Belgica di cultura celtico-germanica, che ben presto avrebbe assorbito le usanze romane. Oggi è proprio la Treviri romana a destare la curiosità più immediata del turista in visita, oltre agli studiosi e agli appassionati di storia che qui arrivano numerosi da tutto il mondo.
Iniziamo la visita da una singolare antica testimonianza: la Nave del vino di Treviri (in tedesco, Neumagener Weinschiff), una lapide funeraria molto antica, lascito del periodo romano ed oggi esposta al Rheinisches Landesmuseum, uno dei musei della città. A guardarla se ne intravede la storia, ma anche la vita presente di questa città: il legame con il passato e il tesoro odierno, quello della produzione del vino, che qui abbonda grazie ai vigneti coltivati nei dintorni. Il simbolo storico più importante di Treviri è tuttavia un altro monumento romano, la Porta Nigra. Un edificio monumentale d’incredibile effetto visivo. In uno sguardo gli si legge tutta la potenza e la storia che hanno vissuto le sue pietre, incarnazione architettonica della potenza imperiale romana al di là delle Alpi. La sua potenza non si ferma solo al periodo romano, e cioè alla sua costruzione, ma va oltre nel tempo per arrivare fino al medioevo e al periodo napoleonico. Venne infatti chiamata così nel medioevo, nigra, per la pietra scura. Il monumento ancora oggi si staglia nel lato orientale della città, a vista nella Simeonstrasse, una delle vie principali, quella che poi prende il nome da un eremita greco di Siracusa, Simeone, che visse per tanti anni all’interno dell’edificio nel II secolo d.C. Tra i suoi blocchi di pietra irregolare, la Porta Nigra è ancora possente quasi quanto 2000 anni fa: due torri di lato, di quattro piani, già collegate da una scala a chiocciola, una doppia entrata, un cortile d’armi, una galleria, una navata superiore rimaneggiata nel periodo napoleonico e un’abside orientale aggiunto nel XII secolo e in stile proto-romanico tedesco. In epoca romana aveva una superficie di 36 metri di larghezza per un’altezza totale di oltre 30 metri. Nel tempo ebbe diverse funzioni, come quella di doppia chiesa, nel medioevo, la Simeonestift o Simeonkirche (doppia perché una parte era adibita ai non consacrati e l’altra a collegiata).
Le tracce della Treviri romana sono visibili in tutta la città: dalla Porta Nigra si passa per esempio all’antica Basilica di Costantino (Konstantin Basilika), anche chiamata Aula Palatina, che prese il nome proprio dall’imperatore romano Costantino (insieme a sua madre Elena resero Treviri il centro della Cristianità romana); troviamo poi lo stesso Museo Rheinisches, sopra accennato, che espone interessanti reperti archeologici; ci sono poi i resti dell’Anfiteatro romano, quelli delle Terme di Treviri, come le Kaiserthermen (le terme imperiali), o il ponte romano di Römerbrücke e ancora la bella Colonna di Igel (Igeler Säule), del 250 d.C. un monumento funerario d’epoca romana, in pietra rossa e riccamente elaborato.
La Porta Nigra è il simbolo della storia che ha attraversato questa bella città tedesca, nata romana, e poi divenuta sede vescovile e quindi così importante da ricoprire il ruolo di principale elettorato del Sacro Romano impero. Proprio in questo monumento, nel XVIII secolo furono create importanti decorazioni rococò con ritratti dei vescovi principi elettori. Treviri non è quindi solo un gioiello di antichità e archeologia. Molti la conoscono per esempio anche per aver dato i natali a Karl Max, nel 1818. Si visiti a proposito la sua casa natale, la Karl Marx Haus, per scoprire qualcosa di più su questo importante personaggio storico del XIX secolo. Si pensi che questo museo è una delle attrazioni più importanti della Germania per Paesi come la Cina e che la sua esistenza passò inosservata per diverso tempo, soprattutto durante il periodo nazista, quando l’edificio venne utilizzato come officina di stampa, fino a che il 5 maggio del 1947 aprì al pubblico come museo.
Ritrovarsi nella moderna Treviri e muoversi sopra un così prezioso letto urbano non lascia di certo indifferenti. Così come accade per Roma, anche a Treviri si respira l’anima eterna della storia più antica. Lungo la sezione della Simeonstrasse che unisce la Porta Nigra con la Casa di Karl Marx, un tempo passava il tracciato della strada romana; tra l’una e l’altra, nel mezzo, si visita ancora oggi la piazza del mercato, la Hauptmarkt di Treviri, il fulcro della città odierna e da molti indicata come una delle piazze più belle della Germania. Al centro è situata la fontana di San Pietro con le Quattro Virtù, ai lati è invece circondata da una varietà di palazzi medievali e rinascimentali. Si veda per esempio quello chiamato Steipehaus, all’angolo, con porticato, usato nel periodo rinascimentale come sala banchetti per le più alte autorità cittadine. Poco oltre, si riconosce la Casa Rossa, e in essa la famosa iscrizione che rende omaggio all’origine celtica di Treviri.
Ad est della Hauptmarkt troviamo un’area densa di importanti edifici religiosi: il Duomo di Treviri, la Liebfrauenkirche (una delle chiese d’architettura gotica più importanti del nord Europa), la St Gangolf Kirche. Il Duomo di per se, Cattedrale di Treviri dedicata a San Pietro, risale ad epoca romana ed è indicato come la più antica cattedrale vescovile della Germania, oltre che essere sede della Santa Tunica, un indumento che la tradizione cattolica fa risalire alla veste indossata da Gesù poco prima la sua crocifissione e arrivata in Germania con Santa Elena, madre dell’imperatore Costantino (benché la sua storia sia documentata solo dal XII secolo). Insieme ai monumenti della Treviri romana, la Cattedrale è inserita anch’essa nel Patrimonio dell’Umanità dell’UNESCO. Ne fa parte anche la Liebfrauenkirche, la Chiesa di Nostra Signora di Treviri, poco distante dal Duomo, un edificio storico di grande impatto architettonico, uno dei più alti esempi di gotico tedesco. La chiesa di San Gengolfo di Treviri (St Gangolfkirche), di per se non è parte del patrimonio UNESCO, ma contribuisce al primato d’essere una delle più grandi chiese della Germania. E’ datata 958, anno di sua costruzione come chiesa ‘del mercato’ cittadino, ma fu completamente rimaneggiata nei secoli successivi, soprattutto nel XVI e nel XVIII, periodo in cui vennero aggiunti gli elementi barocchi che si ammirano oggi.
Il centro storico di Treviri è anche noto per ospitare un altro eccezionale edificio, la Basilica di Costantino di Treviri (Konstantinbasilika), un colpo d’occhio estetico incredibile, tra i più significativi di questa parte d’Europa. Le sue dimensioni sono enormi, tanto da essere indicata come una delle costruzioni più grandi del mondo. Oggi il suo interno, che misura 67 metri di lunghezza per oltre 27 metri di larghezza e 33 d’altezza, viene usato come chiesa di credo protestante, ma nasce come sala del trono di Costantino I, e costruita nel IV secolo probabilmente su alcuni edifici esistenti. Accanto, in contrasto, il palazzo in stile rococò color rosa del principe elettore che offre un eccezionale scorcio fotografico di questa parte di mondo tedesco.
Pochi passi oltre la basilica si è immersi nel verde del Palatzgarten, il grande parco urbano. Da un lato si oltrepassa nuovamente il Rheinisches Landesmuseum, il museo d’archeologia romana. Il resto di Treviri andiamo a scoprirlo dopo una pausa con in mano un bicchiere di Viez, la bevanda locale a base di cedro. Il pomeriggio è ancora lungo nell’estate tedesca e la città ha ancora tanto da offrire. Siamo sulla Viemarkt e da qui il mondo scorre a ritmo tranquillo: osservando la grande architettura di questa città si ha la consapevolezza che il passato è ancora presente ma anche proiettato nel futuro, pieno di vita e cultura contemporanea.
Porta Nigra
La Porta Nigra è forse l’elemento principale di storia romana presente a Treviri. Una porta in pietra arenaria, risalente al secondo secolo d.C., situata nella zona più a nord del centro storico. Il soprannome “Nigra” le è stato affibbiato nel Medioevo, prendendo spunto dalla pietra scura di cui è composta. La Porta Nigra, attraversabile a piedi, mantiene il grande impatto visivo e la possenza di duemila anni fa: la facciata è contornata da due torri, entrambe di quattro piani, collegate tra loro mediante una scala a chiocciola. Nel corso dei secoli, la Porta Nigra, che resta la più grande porta romana al di là delle Alpi, ha assunto anche la funzione di “doppia chiesa”.
Basilica Palatina di Costantino
La storia romana che caratterizza pienamente Treviri prosegue una volta attraversata la Porta Nigra: davanti ai vostri occhi ecco la Basilica di Costantino, o Konstantinbasilika, che prese il nome dal famoso imperatore. Fu lui, insieme alla moglie Elena, a rendere la città il fuclro della cristianità romana. La struttura, risalente al quarto secolo, era considerata all’epoca della sua realizzazione una delle maggiori basiliche con aula unica coperta: per questo la Basilica è detta anche Aula Palatina. Le dimensioni della Basilica sono ragguardevoli: con i suoi 67 metri di lunghezza l’interno è davvero molto ampio, mentre l’altezza è di 36 metri. La struttura è davvero imponente e dall’esterno potrebbe persino non sembrare una chiesa, per via delle finestre ad arco e del colore rosso-beige.
Ponte Romano
Chiamato in tedesco Romerbrucke, il Ponte Romano di Treviri è il più vecchio ponte ancora utilizzato in Germania, dato che viene fatto risalire al 45 d.C. Si trova nella parte ovest del centro storico della città, attraversa il fiume Mosella, e i suoi pilastri sono ancora quelli originali realizzati dai romani. Il resto del ponte ha subito diverse modifiche nel corso dei secoli: ad esempio, alcune delle sue arcate appartengono al periodo medievale. Da sapere: il Ponte Romano sopravvisse ai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale e anche ad altri precedenti tentativi di distruzione.
Duomo di Treviri
Il Duomo di San Pietro è l’edificio più grande dell’intera città, oltre che la più antica cattedrale vescovile dell’intera Germania e una delle chiese gotiche più importanti d’Europa. Al suo interno viene conservata la Santa Tunica, che secondo la tradizione religiosa sarebbe l’indumento indossato da Gesù Cristo poco prima della sua crocifissione. Sempre secondo la tradizione, fu la madre di Costantino, Sant’Elena, a trasportarla fino a Treviri. Come per la Sindone, anche la Santa Tunica viene conservata in un contenitore in legno e protetta da un vetro: la sua ostensione avviene solo in poche occasioni.
Anfiteatro romano
Le rovine dell’anfiteatro risalgono al I secolo d.C.. L’antica arena romana poteva ospitare fino a 20 mila spettatori per le lotte dei gladiatori. Nel sottosuolo si notano gli ingegnosi meccanismi che regolavano i movimenti delle piattaforme.
Casa di Karl Marx
Installazione artistica a Treviri su Karl Marx © Trier Tourismus und Marketing GmbH Siete amanti della filosofia e della politica? Treviri è nota per aver dato i natali ad uno dei personaggi più importanti della storia dell’800: Karl Marx, nato qui nel 1818. Al civico 10 di Bruckenstrasse troverete la casa del celebre filosofo e politico ottocentesco. L’edificio è in stile barocco, e all’interno è conservato un museo dedicato all’ideologo del comunismo che è considerato a tutti gli effetti una delle attrazioni più importanti di Germania, in particolare per i visitatori che provengono da paesi come la Cina. Durante il nazismo, la casa di Karl Marx fu utilizzata come officina di stampa: dal 1947 è stata riaperta al pubblico come museo
La città è famosa anche per essere stata la sede della fabbrica produttrice di macchine fotografiche Foitzik-Kamerawerke che operò fino alla fine degli anni ’50 del secolo scorso. Treviri è una città molto bella e che pullula di ristoranti. Prima di sedersi chiedere sempre ad uno dei camerieri, ad eccezione dei posti che servono piatti veloci il conto si paga al tavolo.
Il centro città pullula di osterie tipiche tedesche dove poter mangiare in tranquillità. La cucina renana è particolarmente influenzata dalla sua prossimità al Belgio, ai Paesi Bassi e alla costa. Molto comuni sono i piatti a base di carne di cavallo, nella versione della Sauerbraten, carne marinata servita con un accompagnamento agrodolce, che vengono consumati insieme alla birra locale.
La più buona della zona è la Kölsch, che si accompagna a panini al gouda e dalle cipolle. Molti piatti sono a base di cozze. Famosa è la Schnippelbohnensuppe, una zuppa ai fagioli verdi in macedonia profumata alla santoreggia.
Grazie dell’attenzione
Luca